Home Teatro La famiglia introduce ai “Sei personaggi in cerca d’autore” al Teatro Quirino

La famiglia introduce ai “Sei personaggi in cerca d’autore” al Teatro Quirino

Fino al 2 dicembre a Roma diretti da Michele Placido.

Un bagliore illumina la famiglia e nel buio gli attori sono pronti per mettere in scena lo spettacolo che ci si accinge a provare. Fuori piove: tutti più o meno trafelati raggiungono il palco chi lamentando un costume poco azzeccato: piume di struzzo, piuttosto che spruzzi di piume, come nei desiderata dell’attrice che deve indossarlo, chi un monologo non ancora provato, chi un organizzazione ancora incerta, al regista appena sopraggiunto e prima alla assistente che lo ho preceduto, come sempre accade.

“Si nasce personaggi ….” dice Michele Placido introducendo l’arrivo di tutti e sei da ogni angolo del palcoscenico od anche dalla platea, rigorosamente in nero, il colore del rigore scenico. Gli attori già sul palco si accingono alla prova, mentre egli nei panni del padre ma nel prosieguo della vicenda, più spesso Luigi Pirandello, piuttosto che narratore, grande, interprete e nel far sì che la scena dia gloria agli altri che si muovono con lui e non solo alla sua maestria, cerca un autore per se e la sua famiglia: quattro figli e una moglie. Uno è legittimo e tre sono figliastri di altro matrimonio di questa, interamente corvina, con tanto di velo, sicilia piena, rigorosa immagine della genesi autorale, bravissima Guia Jelo.

“..non si sa il male che può nascere dal bene…” dice il padre ed ecco una figliastra affidata all’interazione con Madame Pace una losca signora un po’ drag, un po’ maîtresse, perchè possa lavorare. La scena al centro mostra il suo sottoscala: un grande specchio che pende dal cielo e uno stand di abiti dai quali paletots prende corpo la sua figura, quasi evocazione di costumi di scena, in vece che di vera entità. Tutto nell’intento del padre di appassionarsi a persone deboli come la moglie e a garantire loro una qualche forma di sussistenza.

E’ questa la situazione che ha costretto lei, la bravissima protagonista della scena Dajana Roncione, la figlia appunto ad avere lo stesso padre come cliente. Gli attori da un lato, a sinistra assistono e studiano quanto dovranno mettere in scena e i personaggi che hanno la storia, pertanto sempre al centro od a destra si miscelano ad essi, sempre di più alla loro voglia di abilità nel rappresentarli. Questo sul palcoscenico che il regista Silvio Laviano di gran temperamento e ritmo decide di mutare in giardino per dar giusto luogo, non il palcoscenico, alla vita che i personaggi vivono, non solo in scena ma nella quotidianità, e gli attori invece dovrebbero rappresentare.

Chi è di troppo muore: i due ragazzini bimba e giovinetto, la cui rivoltella, nascosta nella tasca, sferra improvvisamente un colpo e ferisce il figlio legittimo sempre schivo e altero, rispetto alle vicende della famiglia. Che il ragazzo sia morto o no, il Padre grida la verità di quegli avvenimenti e, su una regia e uno spettacolo impeccabile, grazie all’intuizione affascinante e alla rilettura, di inno al teatro, a cura dello stesso Michele Placido, cala il sipario. Sulla figliastra che corre disperata sulle scalette che scendono in platea in preda alla sua stridula risata, pregio e fregio del suo personaggio. Grandi applausi inondano gli attori e la famiglia a mani congiunte, composta di ben sette e non sei personaggi ivi inclusa Madama Pace.

Exit mobile version
X