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Infami: le storie di ordinaria antimafia di Alfonso Russi

[rating=5] L’articolo 359 del Codice di Procedura Penale stabilisce che un pubblico ministero «quando procede ad accertamenti, rilievi segnaletici, descrittivi o fotografici e ad ogni altra operazione tecnica per cui sono necessarie specifiche competenze, può nominare e avvalersi di consulenti».

Alfonso Russi, geologo nativo della Puglia e residente in Umbria, è stato per alcuni anni un “trecinquenove”, un consulente tecnico della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Qualche tempo fa decise di mettere per iscritto le emozioni provate durante l’esperienza da consulente («per elaborarle per me stesso», ha dichiarato); successivamente alcuni amici lo convinsero a pubblicarle, ed è così che è nato il suo libro Infami. Venti storie di ordinaria antimafia (Falco Editore), uscito nel 2011, nel quale Russi racconta la sua esperienza nella lotta a quella che è la mafia più potente e ricca di tutte, la ‘ndrangheta, una lotta combattuta in prima linea nella terra – la Calabria – controllata e gestita dalle ‘ndrine, una lotta portata avanti a fianco di quei servitori dello Stato che sacrificano la propria vita nel tentativo di contrastare la marea nera delle organizzazioni malavitose. Dal libro di Russi è stato tratto uno spettacolo teatrale, Infami, ad opera de La Società dello Spettacolo, gruppo di ricerca teatrale con sede a Foligno (Perugia) attivo dal 2007, la cui ricerca si orienta verso una drammaturgia contemporanea ispirata a testi di natura filosofica e sociologica tentando di portare alla luce l’archetipo che lega la parola teatrale alla parola filosofica. L’adattamento teatrale di Infami è realizzato in collaborazione con la Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, fondata e guidata da don Giacomo Panizza, che ha lo scopo di fare comunità e di individuare risposte concrete di inclusione sociale per coloro che subiscono emarginazione a causa di problemi di disabilità, tossicodipendenza, disagio giovanile, aids e povertà; un vero e proprio presidio di democrazia e legalità in una terra occupata.

Questo spettacolo ha fatto tappa al Teatro Secci di Terni per la stagione di prosa organizzata dal Teatro Stabile dell’Umbria. Infami – prodotto da La Società dello Spettacolo con R-evolution Legalità, Progetto Sud e Scenari Visibili – è caratterizzato da una messinscena estremamente sobria: sul palco ci sono solo i due protagonisti Michelangelo Bellani e C.L. Grugher e poco altro; il primo (autore dell’adattamento drammaturgico dell’opera di Russi), seduto su una sedia e munito di microfono, legge al pubblico alcune delle storie contenute nel libro; il secondo (che firma la regia dello spettacolo), oltre a interagire con Bellani dando voce ad alcuni personaggi del libro, è seduto alla consolle del suono e si occupa del tappeto sonoro di musica elettronica sul quale scorre il parlato di Bellani, mentre su un maxischermo vengono proiettate delle immagini che si alternano e si mescolano ai titoli e alle parole chiave delle varie storie narrate.

Infami è uno spettacolo molto semplice e insieme molto coinvolgente: il racconto pacato e al tempo stesso crudo delle dure e terribili esperienze di chi combatte ogni giorno la ‘ndrangheta e di chi ne è vittima crea nello spettatore un vortice di emozioni forti (a tratti quasi insostenibili), che commuovono e spingono non tanto all’indignazione, quanto a una netta e rabbiosa volontà di dire «no!» allo squallore e al marciume culturale ed etico delle mafie. Affermare che Infami è uno spettacolo bello è riduttivo: Infami è uno spettacolo necessario, una fonte di stimoli dolorosi ma indispensabili per farci capire in modo chiaro e inequivocabile di cosa parliamo quando parliamo di mafie.

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