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Il tempo delle mele cotte: un maturo revival ormonale in tempo di guerra

[rating=3] Mai titolo fu più azzeccato di questo. Gianni Clementi ormai apprezzatissimo autore teatrale degli strage romani e non solo, lo sa e reinterpreta con la sua ironia brillante quella che negli anni 80 fu l’esplosione d’ormoni filmica per eccellenza: Il tempo delle mele. Allora nei mitici eighty’s c’era il caschetto sbarazzino di una giovanissima Sophie Marceau alle prese con le prime “cotte”, tanto per restare in tema, qui in questa commedia in scena a Roma al Teatro de’ Servi dal 18 Febbraio al 9 Marzo una “matura” e piacente signora ben oltre gli “anta”, che si ritrova suo malgrado o anche per suo piacere, a condividere l’inaspettata pulsione erotica del parroco pugliese nella chiesa di San Lorenzo, bombardata dai caccia tedeschi, o americani, o tutte e due.

La sagrestia finisce così per collassare letteralmente sottoterra, precipitando in una sorta di improvvisato piano interrato dove Sora Agnese la devota peccatrice e Don Eligio l’aitante pastore irrimediabilmente travolto dalle sottane della non troppo pia cristiana, si ritrovano a vivere per qualche giorno, condividendo paure, ricordi e “confessioni” tanto intime quanto umane che subito ci fanno affezionare a questa strana coppia.

 Il tempo delle mele cotte

E così il prete smutandato e la moglie del soldato si confrontano e si scontrano per poi infine congiungere lungo il curioso rettilineo delle loro esistenze, imperfette sì, ma semplicemente adorabili. Si ride e si riflette sulla volontà di essere sé stessi, non solo al sicuro di quel bizzarro buco sotterraneo, ma soprattutto “di sopra” davanti al giudizio degli altri, quasi una morte e rinascita per tornare allo scoperto, alla luce del sole, senza vergogna o riluttanza, ma con la consapevolezza di aver fatto innanzitutto i conti con la propria anima.

Fantastici gli interpreti Giorgia Trasselli (la più brava), nota al grande pubblico per la sua interpretazione della tata dei Vianello e Antonio Conte, dalla lunga carriera sul piccolo e grande schermo nonché in teatro; bello l’allestimento sul piccolo palco del Servi, che non delude in quanto a cura dei dettagli nelle splendide scene di Katia Titolo, ottimamente supportate dal disegno luci di Giuseppe Filipponio, raffinata anche la selezione dei brani d’antan di Raffaella Gagliano. Consigliato.

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