“Indovina quanto?” Camilla irrompe in scena mantella di cashmere e bordi in volpe e lo chiede ad Ada, fiera di aver comprato al mercatino questa delizia al solo prezzo di 1000,99€. Un affarone! Nel club delle vedove ce ne sono altre due Dora e Samantha, eccezionale Lucia Ricalzone, ma l’ultima sta per uscire: sta per risposarsi la quarta volta e invita alla cerimonia le altre e comunica che vestirà l’abito da sposa proprio a casa di Ada dove si svolge la scena.
In una scena tutta crema marroni verdi ruggini cromaticamente curata le tre signore in marrone la prima nuances di rosso per la seconda, verde per il gran nome teatrale Lorenza Guerrieri e animalier dal ghepardo, alla tigre, alla zebra, al maculato la quarta ormai in uscita, in ordine di apparizione come sopra accennato, c’è il tè, la moda, le tisane, il burraco, le lacrime per i loro defunti mariti e, l’idea di una “medium”. Con uno stridio di sipario ci troviamo al cimitero e la quinta che cigolando si chiude lo rappresenta e in proscenio tre lapidi in particolare due croci e una stele.
Qui Dora, Camilla, la grandissima maître di scena, Caterina Costantini e Ada piangono i mariti Alberto, Antonio e Mario rispettivamente e incontrano Carlo che è venuto a recare un saluto alla sua defunta moglie e benché il luogo non sia il più indicato, la civetteria per una mantella a “Indovina quanto?” crea l’occasione per arricchire il club di uomini morti con almeno un maschio vivo. Lo ritroveremo, in un equivoco di intenti, con un cadeau in mano: sono “lipomeni” per Ada, anziché per Camilla, in effetti gestisce un’erboristeria, e qui le gags si completano affinchè Carlo accompagni le tre al matrimonio di Samantha.
Al riaprirsi del sipario fervono i preparativi per le nozze, e tutte in rosso giungla come recita il testo o rosso natale per gli spettatori, fiocchi, tulles, trasparenze, sete lucide e adarenze rendono comica e grottesca nel contempo la situazione, laddove le silhouettes richiederebbero colori appena più sobri e poi mantelle di pelo bianco anche qui Christmas style, come il periodo consiglia. I costumi sono di G&P Roma.
Così il pranzo frugale della cerimonia, la fame che ne consegue, i dolori e i crucci di Dora per il suo Alberto, l’unica veramente affrancata dall’assenza di un uomo vivo, le creano un mancamento. Ma il prodigarsi delle altre vedove poco ottiene e ci ritroviamo con ennesimo stridio al cimitero con una quarta lapide e Camilla ormai sola a piangerla: anche Ada sta per convolare con Carlo.
Insomma la messa in scena non lascia dubbi al divertimento e se la nostra in mantella di cashmere, ha trovato un manicotto di pelliccia, in una regia funzionale, qual’è quella di Silvio Giordano, anche la chiusura non può che essere con “Indovina quanto?”. Con risate, fragori e applausi degli spettatori si ironizza e si pensa su un aspetto della vita che deve essere energia e propulsione a nuove speranze e sorrisi.