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Il cappello di carta, dal testo di Clementi alla giornata della memoria

In scena al Teatro Tor Bella Monaca dal 18 al 20 gennaio il racconto della Roma del '43 in una casa di "cappelli di carta"

"Il cappello di carta" di Gianni Clementi in scena al Teatro Tor Bella Monaca dal 18 al 20 gennaio 2025.
"Il cappello di carta" di Gianni Clementi in scena al Teatro Tor Bella Monaca dal 18 al 20 gennaio 2025.

Il cappello di carta di Gianni Clementi credo si possa definire un nuovo classico popolare. Non solo per il numero di rappresentazioni, ma anche per la sempre sentita partecipazione del pubblico a ogni rinnovato allestimento. Così è stato anche per la versione a cui ho assistito il 19 gennaio al teatro Tor Bella Monaca di Roma. Una partecipazione che se da un lato ha letteralmente ingolfato l’unica cassa del teatro, facendo slittare l’inizio di un’ampia mezz’ora, dall’altro mi ha commossa. Una platea multiforme di tutte le età, perfino bambini, che non hanno voluto mancare l’appuntamento con questo racconto di una famiglia di muratori nella Roma del ’43.

La storia è appunto quella di un nucleo famigliare di “cappelli di carta”. Muratori che cercano di campare in una città assediata, fra sirene che annunciano bombardamenti, cibo che scarseggia, borsa nera e battute nel tipico spirito romano. Perché alla fine ci si abitua a tutto, perfino alla guerra.

Il capofamiglia è Leone (Andrea Venditti). Un uomo per bene che cerca di instillare nel figlio Candido (Tommaso De Angelis) la dedizione al lavoro, ma forse proprio quel nome lo tiene lontano dallo sporcarsi di calce. Fra una dormita e l’altra cerca piuttosto di sbarcare il lunario con Remo (Francesco Stupazzini), innamorato di sua sorella Bianca (Martina Gatti). Nel mezzo Anna (Mariachiara Di Mitri), sorella di Leone che tenta di ripiazzarsi sul mercato dei sentimenti dopo essere rimasta vedova. L’operazione di nastri e spese di “restauro” veine però osteggiata da Carlo, suo padre, il nonno che vive in casa con tutta la famiglia e di cui la nuora Camilla (Angelica Azzellini) malsopporta gli eccessi.

È proprio lui l’ago della bilancia delle vicende interne ed esterne alla famiglia. Un nonno pasticcione e combinaguai a cui Clementi affida le battute migliori. a Interpretarlo Angelo De Angelis che firma pure la regia. Un character semplicemente indimenticabile, che tiene a suo modo unita tutta la famiglia. Perfino quando dopo il rastrellamento del ghetto arriva a scombinare ogni cosa un piccolo “ebreuccio”, neonato di pochi giorni salvato dalla furia nazista da Bianca e Camilla. Sarà proprio questo nuovo piccolo abitante della famiglia di cappelli di carta a offrire a tutti un’inaspettata speranza.

Lo spettacolo si regge su una trama solidissima. Drammaturgia costruita ad hoc da Clementi e per questo si presta bene a vari adattamenti registici. Quello di De Angelis rimane efficacemente asciutto, mettendo al centro della scena la piccola cucina attorno alla quale si consumano tutte le scene e l’immancabile letto su cui Candido sfrutta il tempo nel modo che preferisce: dormire.Luci e costumi di scena ne seguono l’asset classico, così come la recitazione su cui spiccano chiaramente i più âgée per ovvi meriti professionali: Angelo De Angelis e Andrea Venditti.

Speciale menzione anche per Angelica Azzellini che ci regala un personaggio ricco di sfumature di cinica dolcezza e Marichiara Mitri, che dà corpo e voce a una “zitella” in cerca d’amore che oscilla fra comicità e tenerezza. Brava anche Martina Gatti, volto di Skam Italia che promette una carriera brillante. Si impone artisticamente sui dui interpreti maschili giovani: Tommaso De Angelis (forse il più attorialmente acerbo) e Francesco Stupazzini che in ogni caso portano a casa un’interpretazione convincente.

Lo spettacolo è stato un successo. Al punto che si è replicato il 27 gennaio per la giornata della memoria e vedere questa accolita partecipazione in un teatro di periferia (che quest’anno ha una programmazione veramente interessante) è una cosa che riempie il cuore. Bravo De Angelis e Zalib a confezionare un prodotto in grado di parlare in maniera transgenerazionale, restituendo al pubblico la bellezza e l’autenticità di questo testo. Un testo che, voglio ancora una volta sottolinearlo, è stato declinato a teatro in diverse occasioni (tante!) e che a mio avviso si presterebbe perfettamente anche a una trasposizione televisiva. Magari una bella fiction RAI. Io ci spero.

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