[rating=5] Cosa affligge più di ogni altro dramma l’uomo del nuovo millennio se non la paura? Quella atavica che ha da sempre accompagnato il nostro pensare, magnificamente evolutasi dall’istinto di sopravvivenza allo spirito di adattamento, quello stesso che ha fatto della nostra umanità il tratto più rimarchevole e che ora nella società dei consumi subisce lo svilimento estremo.
Quando ogni bisogno è soddisfatto, quando tutto è alla portata, dimentichiamo l’adattamento, la paura torna a farci preda, perfino quella più sciocca e insensata, come quella di uno spettro in casa. Ma il fantasma della vecchia inquilina è solo il pretesto per sviscerare la difficoltà di comunicare di una coppia di adulti-bambini che vivono senza saper vivere.
Ma forse no, forse sono gli altri, i vicini, quella coppia così simile e lontana che pare lo specchio deformante di Greta e del suo compagno, protagonisti di questa splendida pièce di Fausto Paravidino in scena al piccolo Eliseo di Roma. Due coppie, due mondi, due case e uno spirito antico portatore di valori perduti, una scrittura serrata, brillante, che oscilla fra il grottesco e il profondissimo, una lezione di teatro.
Azzeccato l’allestimento (Laura Benzi) con scene da brivido vero accompagnate ad arte dalle note di Enrico Melozzi, perfette le luci di Lorenzo Carlucci, bravi tutti gli attori, ciascuno calatissimo nei panni del personaggio, senza una sbavatura e che dire della regia, Paravidino si conferma un genio del teatro, istrionico nella recitazione e talentuoso nella drammaturgia.