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Fotofinish di Rezza-Mastrella

[rating=3] Fotofinish di Rezza-Mastrella è la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo. Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto. E i suoi clienti sono sempre individui strampalati. Un politico con la mania di farsi fotografare prima soltanto le dita e poi le mani. Una signora che vuole fare la foto per la carta d’identità, ma con una mano che le copre il viso.

E poi improvvisamente lo spettatore si trova alle prese con una improbabile maratona nella quale corrono le suore dell’Umberto primo e un medico. E alla fine, a sorpresa, in gara entra anche la tac con il malato dentro. Allegoria della “Fantastica agonia della nostra fantastica Esistenza “.

All’individuo malato, segue quello alienato che esce come un automa dal lavoro per andare dallo psichiatra poi dall’ortopedico, poi in banca. E ancora a ripetizione incessante medico, lavoro, psichiatra, banca. Banca, psichiatra, lavoro, ortopedico. Combinazioni infinite per un individuo mentalmente finito.

“Sono lontano dal concetto pietistico della società”.

 Fotofinish di Rezza-Mastrella

E poi l’individuo schiavo ovvero colui che per comprare un “loculo” ha firmato una cambiale infinita con la banca, nella speranza di sentirsi libero. Ed invece non lo è, anzi sente un continuo senso di oppressione. E questo lo porta a dover vomitare tutti i giorni cattiveria fuori dalla finestra.

Un allestimento scenico costituito da cinque elementi, i totem, che sviluppano le braccia e tentano di contenere il circostante. Rezza interagisce  con tutto ciò che lo circanda e ogni volta che il suo volto viene inserito in uno squarcio del tessuto, prende vita, voce e volto un suo nuovo personaggio.

Un ritratto devastante di una società che sta male e forse non ne ha la percezione, che si porta addosso questo malessere, che cerca palliativi. Uno specchio deformante che mostra l’essere umano nudo e solo.E tutt’attorno eco di risate sguaiate lontane.

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