
[rating=3] Galleria Toledo, storico stabile di innovazione napoletano, da sempre attento alle compagnie emergenti e alle Nuove Drammaturgie ospita Il Catalogo fino a domenica 26 ottobre.
Il Catalogo è una iniezione (dura 40 minuti) di perfidia e cinismo che lascia spettatori interdetti e un po’ nauseati.
Il testo scritto da Angela Di Maso, che cura anche la regia, porta in scena il dramma di una coppia sposata che non può avere figli e vuole a tutti i costi adottarne uno. Le difficoltà e le incertezze in materia di adozioni sono note a tutti, pertanto si rivolgono ad una azienda “specializzata” che garantisce la consegna in tempi brevi, sotto lauto compenso, di un pargolo su misura.
Come per i mobili low cost esiste un catalogo, anzi diversi cataloghi con foto e caratteristiche fisiche e psichiche dei possibili figli. Eric e Rose Portaman, questi i nomi degli aspiranti genitori, incontrano il signor Law, cinico ed eccentrico addetto alle vendite che li accoglie in un un magazzino in fase di trasloco. Niente in scena se non qualche scatolone che va a costruire uno squallido ufficio. Il signor Law (la legge) sin dal principio inaugura un gioco sadico con la coppia di questuanti, schernisce ed umilia mettendo in luce bassezze e disperazione. La motivazione viene presto fornita: “Se non ci fossero le disgrazie degli altri a farci ridere, non rideremmo mai”.
Il fantomatico bambino da aspirazione umana, desiderio materno si tramuta in oggetto-prodotto-merce. Le parole orribili del signor Law che tratta la materia con disumana disinvoltura toccano i punti deboli dei Portman e svelano solitudini individuali che solo un bambino potrebbe risolvere. Cinismo e crudeltà non appartengono solo a “la Legge” ma anche a chi vuole far patti con essa, per assecondare perversioni travestite da solidarietà.
La regia è minimal, luce da interrogatorio, suoni che sono sibili disturbanti, si fa spazio alla potenza maieutica della parola.
I coniugi Portman ben interpretati da Patrizia Eger e Giuseppe Cerrone riproducono le dinamiche di una relazione malata con vittima (Lui) e carnefice (Lei). Fanno pena e tristezza, perché forse esistono. Il signor Law, istrionicamente impersonificato da Massimo Finelli ricorda l’ultimo Joker di Batman: faccia bianca, rossetto, capello lungo, sadico, lucido e grottesco. Da buon cattivo diverte, affascina e seduce.
Lo spettacolo finisce e molti spettatori tardano ad alzarsi, c’è qualcosa che deve decantare e c’è un vago senso di incompiuto che accompagna all’uscita. Ci si aspettava una soluzione, ma forse una soluzione non c’è.