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7 minuti di dignità

All'Argentina è andato in scena l'atto unico scritto da Massini e diretto da Gassmann. Un inno alla dignità di ogni lavoratore, soprattutto se donna

[rating=4] Una nota società francese decide di vendere marchio e fabbrica ad un facoltoso investitore straniero. Dopo un’estenuante riunione con i capi, Blanche, portavoce del consiglio di fabbrica, arriva dalle colleghe con una lettera al cui interno vi sono le richieste dei nuovi padroni.
“Non aprite, aspettate soltanto un momento” implora quasi Blanche a quelle donne come lei. Ma l’attesa è stata snervante, tutta la notte in quella stanzetta fredda e umida.

I nuovi padroni chiedono solo una riduzione della pausa di 7 minuti. La reazione generale è di gioia e ilarità. Quei minuti sono nulla in confronto alla possibilità di perdere il lavoro; tutte sono pronte a votare sì, tutte tranne Blanche.
Perché? Perchè si accanisce tanto contro questa spicciolata di minuti? Perché quei sette minuti moltiplicati per le duecento operaie della fabbrica in un mese sono 600 ore di lavoro gratuite, regalate senza colpo ferire.

“in fabbrica ora si fa un nuovo gioco: i diritti si tolgono”.

E così il dubbio si insinua, le certezze vacillano e il risultato della votazione, che sembrava scontato, è compromesso.

Ispirato alla vicenda del 2012 delle operaie tessili di Yssingeaux, nell’Alta Loira. Alessandro Gassmann decide di dare voce a questa “storia vera” scritta da Stefano Massini sull’onda delle vicende francesi, perché facendolo può raccontare le paure “per il Nostro futuro, per quello dei nostri figli, le rabbie inconsulte che situazioni di precarietà possono scatenare”.

Ottavia Piccolo-Blanche è la possibilità di resistere, di lottare contro l’ingiustizia in un mondo che sembra sussurrarti continuamente “cosa sei disposto a fare pur di non perdere il lavoro?”

7 minuti - Ottavia Piccolo e il cast dello spettacolo

Una regia cruda, che strizza l’occhio al cinema in alcuni punti e che dirige bene le undici brave attrici. Un testo di teatro civile, asciutto e sintetico.
Qualcuno potrebbe trovare la storia, benché vera, anacronistica, figlia di un tempo di proteste passato, finito nel dimenticatoio dell’ignoranza.

Ma la forza espressiva di questi “7 minuti” è intensa e grida disperatamente, contro ogni logica, una sola parola: dignità.

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