
Il 10 maggio 1941 nasceva a Pistoia Adolfo Natalini, professore e architetto di professione, poliedrico artista per vocazione. Prematuramente scomparso all’inizio di quest’anno, fu l’iniziatore del movimento d’avanguardia che in Italia fu battezzato “radicale”, movimento che auspicava un’opera di “rifondazione antropologica dell’architettura”, proponendo audaci spunti di riflessione, iperboliche suggestioni e visioni antiutopiche di inquietante attualità.
Con il Superstudio, fondato nel 1966 come “macchina per pensare”, produsse una vasta serie di progetti, oggetti, istallazioni, scritti e opere visuali, dai caratteri spesso provocatori, esposti nei musei di tutto il mondo e celebrati dalla critica internazionale.
Conclusa nel 1978 l’esperienza del Superstudio, consapevole di esserne uscito “vaccinato contro il virus della modernità e dell’avanguardia”, scelse di dedicarsi a progetti per i centri storici, mostrando una particolare sensibilità nel ricercare il linguaggio e la tradizione dei luoghi, restituendo un’architettura attentamente calibrata, “contestuale” e fatta per durare nel tempo, oltre le tendenze del tempo.
Costruire per la vita non può più essere costruire la casa e la città del singolo individuo,
ma vuol dire costruire per l’umanità, coi suoi sogni, speranze e terrori.
(Adolfo Natalini)