Al MADRE, museo di arte contemporanea di Napoli, arrivano due nuove mostre: Francis Alÿs REEL-UNREEL (Afghan Projects, 2010-14)/ARROTOLARE-SROTOLARE (Progetti afghani, 2010-14) e Per_formare una collezione (Intermezzo) che si sommano a quella di Ettore Spalletti Un giorno così bianco così bianco che resterà aperta fino al 18 agosto.
La mostra di Francis Alÿs REEL-UNREEL (Afghan Projects, 2010-14)/ARROTOLARE-SROTOLARE (Progetti afghani, 2010-14), è visitabile dal 14 giugno fino al 22 settembre 2014 ed è allestita in collaborazione con Centre for Contemporary Art Ujazdowski Castle di Varsavia.
La mostra è la più ampia personale di Francis Alÿs (1959, Anversa, Belgio) in un’istituzione pubblica italiana e presenta in anteprima internazionale l’insieme dei lavori che ha prodotto in vari luoghi dell’Afghanistan, dal 2010 al 2014, posti in relazione ad alcune delle sue più celebri opere. Il percorso è suddiviso in due parti, la sala Re_PUBBLICA MADRE, dove è esposto il video REEL-UNREEL (ARROTOLARE-SROTOLARE) e il secondo piano del museo con gli altri “Progetti afghani”.
Prodotto nel 2011 in occasione di dOCUMENTA(13), il video REEL-UNREEL rappresenta non solo il fulcro della mostra ma anche il culmine emblematico della pratica artistica di Alÿs, sia per la radicale reinvenzione e riproposta del medium adottato, che per la matrice performativa ed infine per l’unione fra impegno critico ed esperienza estetica. Il titolo fa riferimento all’azione dei due ragazzi che “arrotolano e srotolano” per le strade di Kabul due bobine di pellicola cinematografica, ed alla pellicola stessa che “si svolge e riavvolge” nel proiettore cinematografico.
Ispirato al classico gioco da strada del cerchio o della ruota, il gesto è un esercizio di destrezza, consistente nel far rotolare l’oggetto il maggior tempo possibile, senza che cada, con l’aiuto di un pezzo di legno. Nella versione di Alÿs il cerchio è rimpiazzato da una bobina cinematografica. L’intera città di Kabul è trasformata in un set cinematografico improvvisato: il gesto del gioco a contatto con polvere e detriti reca con sé, nell’impressione materica della pellicola, la memoria di una comunità sospesa fra disintegrazione e ricostruzione, memoria e oblio, passato e futuro, dramma e gioco.
Dal video hanno origine i “Progetti afgani”, altre opere – pitture, disegni, collage, cartoline, documenti e una serie “oggetti effimeri” – configurate nel loro insieme come uno storyboard, o archivio che ricorda un diario di viaggio realizzato per immagini e annotazioni.
Sempre il 14 giugno apre anche la Per_formare una collezione (Intermezzo). La mostra è il terzo appuntamento del progetto in progress dedicato alla costituzione progressiva della collezione permanente del museo.
Il sottotitolo, Intermezzo, indica un momento di sintesi, approfondimento e condivisione dell’identità e della funzione della collezione museale quale strumento al contempo di educazione e di intrattenimento, narrazione multipla condivisa con gli artisti e il pubblico. La collezione del museo MADRE è infatti assimilabile a una sinfonia ascoltata nel suo eseguirsi, a una proiezione cinematografica o a una messa in scena teatrale in continuo movimento, il cui intermezzo costituisce l’intervallo che ne puntualizza e riassume i passaggi e il metodo, prima di introdurre nuovi capitoli. La mostra conferma le due direttrici principali che la collezione del MADRE sta assumendo: da una parte racconto della storia della cultura d’avanguardia a Napoli e in Campania (fra arti visive, teatro, cinema, architettura, musica e letteratura) e dall’altra ricerca sul presente e prospettiva sul futuro, attraverso l’inclusione di artisti che rispondono, con le loro nuove opere, a questa storia, evocandone gli scenari ulteriori in cui il museo ripropone e rilegge attivamente la produzione artistica del passato e si fa “produttore” di nuova storia dell’arte.
Le sale della collezione si arricchiscono e vengono completate con nuovi interventi, mettendo in dialogo artisti italiani e internazionali di generazioni diverse, attraverso la presentazione di opere storiche o inedite di: Vito Acconci, Marisa Albanese, Gianfranco Baruchello, Henri Chopin, Francesco Clemente, Tony Cragg, Robert Filliou, Cyprien Gaillard, Mark Manders, Marisa Merz, Dennis Oppenheim, Nam June Paik, Gianni Piacentino, Vettor Pisani, David Robbins.
Rimmarrà aperta fino al 18 agostro 2014 la mostra di Ettore Spalletti – Un giorno così bianco così bianco, capitolo conclusivo di un progetto formato da tre differenti mostre monografiche, realizzate dal MADRE insieme con il MAXXI di Roma e la GAM di Torino.
Questo progetto – che attraversa l’Italia dal nord, al centro, al sud – è la più completa retrospettiva dedicata all’artista da istituzioni pubbliche italiane, e trova il suo apice a Napoli attraverso un’ampia selezione di oltre 40 opere.
La mostra di Napoli, curata da Andrea Viliani e Alessandro Rabottini, ripercorre l’intera articolazione della ricerca dell’artista, dagli esordi negli anni Sessanta fino alla produzione più recente. Il percorso espositivo prescinde, però, dall’adozione di un criterio cronologico a favore di una relazione complessa tra opere appartenenti a periodi differenti. Questa scelta espositiva, che configura la mostra come una retrospettiva solo apparente, riflette un tema centrale dell’intera opera di Spalletti, ossia l’annullamento del tempo inteso come linearità e la sua esplorazione come eterno presente, come esperienza percettiva radicata nei materiali e nelle forme.
Il percorso espositivo – ideato dall’artista in risposta alla specificità del luogo – alterna opere mai esposte al pubblico ad altre che costituiscono momenti fondativi della carriera dell’artista, esplorando la dialettica tra astrazione e figurazione, e il rapporto tra pittura, scultura e architettura quale perni formali e concettuale attorno ai quali ruota tutto il lavoro di Ettore Spalletti. Elemento centrale, infine, è la luce di Napoli, che trasforma l’architettura stessa del museo in parte integrante dell’esperienza della mostra.
Maggiori informazioni: www.madrenapoli.it