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VERDI HEROINES: il nuovo album di Elena Mosuc

Eccellente prova per il soprano rumeno in ambito verdiano.

Photo: Paulo Cèsar

E’ sempre interessante quando un artista di primo rango affronta un repertorio di non assidua frequenza: spesso la sua esecuzione mette in luce aspetti che possono talvolta passare inosservati, si creano nuove prospettive e nuove introspezioni creando così un’occasione molto interessante di ascolto.

E’ questo il caso di Elena Mosuc, belcantista d’eccellenza che si è fatta conoscere al mondo per le sue interpretazioni del repertorio del primo Ottocento con una predilezione per Bellini e Donizetti: punta di diamante la sua Lucia. Già dai primi esordi si è compreso come alla Mosuc il repertorio belcantistico sia oltre che il semplicemente “congeniale”, piuttosto di “belcantismo congenito” si potrebbe parlare se mi si passa la licenza. Questo motivato non tanto per l’impressionante spavalderia con cui affronta i passaggi di agilità ed il registro acuto e sovracuto ma quanto per la completa comprensione di questo repertorio così difficile da far vivere più ancora che da saper cantare. Niente nelle sue interpretazioni è stato mai lasciato al caso, all’irrisolto ed al “mestiere”: tutto viene scavato profondamente, credendo in quello che si sta facendo fino in fondo. Se a questo aggiungiamo che, maturando, la vocalità è ora capace di reggere i passaggi più scoperti di forza, davvero questo album arriva al momento giusto per essere gustato.

Sicuramente incoraggiata dai recenti successi in ANNA BOLENA, IL TROVATORE, LUCREZIA BORGIA e NORMA, e quindi consapevole di una propria maturazione artistica, ora Elena Mosuc presenta al pubblico questo album interamente dedicato a Verdi inciso per Solo Musica. Un lunghissima carrellata di eroine verdiane infatti si avvicenda in oltre settanta minuti di musica in cui il soprano cerca di dare una lettura consapevole e sensibile ad ognuna di queste, dando vita e respiro ai personaggi prima che alla loro musica, quasi indossandone i panni. Complice anche una lettura orchestrale suggestiva ed ispirata. 

Elena Mosuc, photo Paulo Cèsar

La voce è ovunque pastosa, morbida e rotonda, ben emessa, non usa mai nessun “trucchetto” ma si da sinceramente e pienamente in queste pagine Verdiane; il registro di petto è ovunque sorvegliato privilegiando un’emissione mista avvantaggiando così l’omogeneità tra zona grave e zona acuta, l’appoggio sul fiato le permette di affrontare i grandi scarti all’acuto o al grave che hanno queste pagine senza mostrare apparenti difficoltà. Oltre all’assimilazione del canto verdiano lungo tutto l’arco compositivo del maestro, a renderla interprete ottima di questo repertorio è proprio il coinvolgimento emotivo che riesce a convincere completamente in questa ottima prova.

Si aggiunga poi, che per chi come me ha ascoltato la signora Mosuc a teatro, è bello poter ritrovare nel disco quello che ci si aspetterebbe da lei assistendo ad una recita. Infatti, ci troviamo di fronte ad un prodotto teatrale prima che discografico: la registrazione esalta la dimensione scenica delle pagine e il soprano si sottrae alla statica “patinatura” che a volte la sala di registrazione può portare, ma recita veramente con il canto. Ottima poi la selezione dei brani che propone accanto ad alcune perle di repertorio alcuni brani piuttosto rari.

Così si inizia l’ascolto restando letteralmente soggiogati dalla dolente frustrazione dalla pagina del DON CARLO “Non pianger, mia compagna”, tutta cesellata a fior di labbra e giocata a mezze tinte. Non è difficile, ascoltandola, immaginare le lacrime silenti solcare il bel viso di questa regina: a questo punto si vorrebbe ascoltare non solo questa aria ma tutto il ruolo di Elisabetta vista la sensibilità con cui viene affrontata questa difficile pagina.

Si prosegue con la scena tratta da I DUE FOSCARI completa di coro e recitativo iniziale “Deh mi lasciate… Tu al cui sguardo onnipossente… O patrizi, tremate…” in cui ci si scorda completamente dei languori della traccia che la precede e si viene catapultati nell’invettiva fulminea di Lucrezia affrontata con piglio drammatico ma senza mai sfociare nel volgare: la linea vocale è sempre sorvegliatissima e anche se privilegia il lato belcantistico della pagina tutto funziona a meraviglia e l’invettiva saetta come giustamente deve. Con “D’amor sull’ali rosee… Miserere… Tu vedrai” da IL TROVATORE, pagina di cui ormai è nota l’interpretazione maiuscola della Mosuc, qui lei riesce a fare bellissimo sfoggio del canto di forza oltre che di agilità raggiungendo uno dei vertici interpretativi di questo album.

Non poteva mancare da I VESPRI SICILIANI il celebre “Mercé dilette amiche” in cui ovviamente l’impero vocale di Elena Mosuc si esprime al meglio ma sempre velando l’interpretazione di quella maturità che evita di farne un semplice momento virtuosistico e stessa cosa si può dire della rarissima pagina “Trionfai!” tratta dalla prima versione di MACBETH rendendo così ghiotta l’occasione per un ascolto di riferimento in un pezzo dalla scrittura vocale davvero diabolica e di rado ascoltabile in teatro ed in disco.

Con la scena di sortita di Odabella tratta dall’ATTILA , ma forse ancora di più in AROLDO, Elena Mosuc si spinge ai limiti di una vocalità drammatica d’agilità esplorando un repertorio tanto estraneo quanto pericoloso per il suo prezioso e delicato strumento. La prova però riesce e convince ancora di più se la si raffronta con quanto avviene subito dopo nelle pagine tratte da LA TRAVIATA. E’ impressionante infatti la camaleontica disinvoltura con cui la Mosuc passa dal piglio eroico ed esaltato, al dramma più torvo al languore più rarefatto. Così dopo un “Sempre libera” cantato tutto di slancio si passa all’immobile ed estatico dolore di “Addio del passato”, cantata con l’apertura della seconda strofa e di fronte alla quale non è possibile rimanere immuni alla commozione del momento. Giusto per non far mancare nulla, la nostra Mosuc presenta per chiudere il “Libera me domine” dal REQUIEM e anche qui, richiamando inevitabilmente alla memoria la grande Scotto, vince dandone un’interpretazione meta-teatrale e sensibilissima.

Ad accompagnare in questa impresa titanica il soprano, sono stati chiamati l’Orchestra filarmonica di Zagabria diretta come già detto molto bene dal maestro Ivo Lipanovic, il coro accademico diretto da Ivan Goran Covacic ed il tenore Paulo Ferreira.

Nel complesso dunque disco interessantissimo e di ottima esecuzione con pagine celebri affiancate a pagine di più raro ascolto interpretate in modo eccellente dal soprano Elena Mosuc: un’occasione ghiotta per conoscere questa interprete raffinatissima e sensibile.

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