Home Lirica Passionale e violenta Tosca al Maggio Musicale Fiorentino

Passionale e violenta Tosca al Maggio Musicale Fiorentino

Il Festival autunnale dedicato al grande repertorio lirico italiano si inaugura con un nuovo allestimento della popolare opera “romana” di Giacomo Puccini, in occasione del 150° anniversario della nascita del compositore, ovvero Tosca, in scena al Comunale di Firenze dal 7 al 14 dicembre.

Tratto dal dramma teatrale di Victorien Sardou, portato al successo in tutta Europa dalla grande attrice Sarah Bernhardt, il melodramma venne composto tra la primavera del 1896 e l’ottobre 1899. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900.

L’opera, di una forza incredibile, mostra una narrazione serrata, concitata ed esasperata, specialmente nelle scene più violente, alle quali si unisce anche un capillare controllo dell’espressione e delle forme musicali, volte a mostrare idee musicali esaltanti l’incalzare della supremazia dell’inganno e della morte. Ecco allora che la dialettica drammatica di potere-paura e pathos amoroso, operante in tutti i personaggi e in ogni segmento della vicenda, ha minutamente condizionato e frantumato l’invenzione musicale, scena per scena. Nella musica di Tosca la malvagità ha i caratteri dell’impassibilità, della ripetitività e della minaccia immobile e informe.

La nuova produzione è firmata dal regista Mario Pontiggia e dallo scenografo e costumista Francesco Zito, che riportano in scena scenografie realistiche dalle grandezze alterate molto suggestive: ecco allora nel primo atto troneggiare fedelmente la cupola della chiesa di Sant’Andrea della Valle, deformata per simboleggiare il potere oppressivo della chiesa atemporale.

Anche Palazzo Farnese, nel secondo atto, riprende un salone di palazzo Farnese usato concretamente dall’ambasciatore di Francia, mentre nascosta dietro la specchiera vediamo una porta segreta che porta ad un ambiente attiguo dove viene torturato Cavaradossi, un fuori campo dal forte impatto emotivo.

L’ultima scena è una libera interpretazione di Castel Sant’Angelo in cui riscontriamo più l’idea di una prigione che di un castello, opprimente e terrifico.

Un cast di veri fuoriclasse, da Violeta Urmana,una Floria Tosca ora gelosa, ora appassionata e sicura nell’impeto drammatico; Marco Berti, un Cavaradossi dotato di grande temperamento e calda voce, uniti ad una giovanile baldanza ed infine il grande Ruggero Raimondi, perfido Scarpia per antonomasia.

Potente la direzione di Zubin Mehta, tesa a cogliere ogni più piccola sfumatura del melodramma: si percepisce il dolore nell’orchestra quando Cavaradossi, nel secondo atto, viene torturato, si sente il sangue che cola dal suo corpo martoriato. Il direttore stesso afferma: “Non esiste un’altra opera che esprima un terrore pari a quello del secondo atto di ‘Tosca’. Credo che non ci sia un solo compositore di Hollywood che non abbia studiato quest’opera come background. Quando torturano Cavaradossi l’orchestra ‘piange’, si sente il suo dolore, nella musica quasi si percepisce il sangue che sgorga.” Piena e bella la sonorità del coro del Te Deum.

Il successo vivissimo, con grandi applausi anche a scena aperta.

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