Lo spettacolo ancora non è iniziato e già si preparano le nozze. Ben tre donne lustrano il pavimento bianco e nero. All’ingresso orchestrale una crew di pulizia introduce meglio al rito che verrà celebrato. Una quinta, a mo’ di separé, ampia come il boccascena separa dal resto della vicenda Figaro e un materasso ancora imballato a mò di talamo nunziale, e Vito Priante il basso canta: ”Se vuol ballare, signor Contino, il chitarrino le suonerò.” In grigio e brodi arancio come la sua ammirata Susanna, i colori dello staff appunto. Questa è oggetto di attenzioni, più vogliose che amorose del Conte di Almaviva il bravissimo basso Andrey Zhilikhovsky e del suo mezzano Don Basilio. D’altro canto Figaro è nelle mire della madama, la Contessa di Almaviva, Federica Lombardi, dalla bellissima voce sopranile.
Il raggiro è il tema del secondo atto e Cherubino vestito da costei dovrebbe creare tentazione su di lui all’invito che la contessa gli ha fatto pervenire. Ma tutto va in ben altro modo: Conte e contessa vanno via in preda ad attrazione reciproca e Cherubino riesce a fuggire all’intimazione di esilio a Siviglia cui il nobile per gelosia lo aveva costretto. Davanti a delle zampe di elefante si riapre la scena, quattro atto divisi in due parti di due ciascuno, e Figaro presenta la famiglia per le nozze, in un salotto molto più televisivo che melodrammatico. Il conte è un tronista e la contessa una strappona con tanto di jeans strappati e scarpe décolleté dorate.
La vicenda vira in un pigiama party, dove tutto è più orgiastico che rispettoso del testo di Lorenzo Da Ponte, con tanto di dubbia Upupa, fino al bacio di conte e madama, alla riappacificazione di Marcellina e Don Bartolo e alle nozze tra Figaro e Susanna in un clima di confusione festosa, poco apprezzata dai loggionisti, parchi in applausi e approvazioni, che dà pregio solo alle voci dei cantanti e alla musica ben diretta da un impeccabile e innamorato mozartiano quale è Stefano Montanari.