Home Lirica La forza del destino torna travolgente a Firenze

La forza del destino torna travolgente a Firenze

Zubin Mehta sul podio del Comunale per dirigere nuovamente la possente opera verdiana

In questo periodo di tagli e crisi, il Comunale di Firenze attinge dal passato e riporta in scena La forza del destino di G. Verdi che Franco Barlozzetti riprende dalla regia di Nicolas Joël per l’allestimento del 2007: ed è un piacere rinnovato l’assistervi venerdì 26 novembre.

La forza del destino di Giuseppe Verdi, melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, opera corale di gusto prettamente nazionalistico e romantico, acquista il soggetto dall’introvabile Forza. Don Àlvaro, o la fuerza del sino di Angel de Saavedra, duca di Rivas, e va in scena per la prima volta il 10 novembre 1862 al Teatro Imperiale di Pietroburgo, suo committente. Successivamente arriva in Italia il 7 febbraio 1863, ma il forte e drammatico finale non convince l’autore. Bisognerà attendere il 1869 al Teatro della Scala di Milano per assistere alla seconda versione che attualmente viene riproposta nei teatri e per la quale Verdi aggiunse la celebre sinfonia, compose un nuovo finale e operò numerose altre modifiche: nel nuovo finale, “invece delle disperate parole di brutale fatalità, vi si odono quelle confortevoli e serene della fede”; così i nuovi versi di Antonio Ghislanzoni risparmiano la vita a Don Alvaro, che in modo poco convincente si redime, contrariamente alla versione di San Pietroburgo in cui il protagonista, dopo aver inveito contro il Padre Guardiano e l’intera umanità, si gettava dall’alto della rupe fra tuoni e fulmini come vero “inviato dell’inferno”.

L’opera, presagio di un destino che incombe, vede già nel primo atto, dopo la struggente Ouverture d’apertura, eseguita con slancio, irruenza drammatica e perfetta coloritura delle parti, delicati archi tormentati nel preavvertire quel destino che, grazie alla classica ma efficace scenografia di Ezio Frigerio, grava come la roccia della scena. Tutti gli ambienti del libretto vengono riproposti tradizionalmente, dagli interni lussuosi della casa dei Calatrava, alla locanda, all’immenso Gesù in stile bizantino presso il Convento della Madonna degli Angeli, alle colonne di guerra di Velletri, fino al rifugio dell’eremita, gabbia del destino e dei sentimenti di una maledizione giunta al suo compimento. Suggestiva l’idea dello scenografo di dar corpo al susseguirsi del destino grazie ad uno schermo con immagini di cieli plumbei e nuvole che corrono e cambiano d’intensità.
Ottimi anche i costumi di Franca Squarciapino nella loro linea verista che trasforma le scene corali nella “Fiumana” di Pellizza da Volpedo; la regia di Nicolas Joël ha convinto con il suo accompagnare i cantanti secondo le indicazioni del compositore.

Violeta Urmana è un’ottima Leonora, sia per bella voce che per gioco scenico, intensa ed emozionante soprattutto nella grande aria dell’ultimo atto; efficace il tenore Salvatore Licitra nel caratterizzare vocalità ed espressività di Alvaro; incisivo e drammatico il baritono Roberto Frontali, nobile, vitale ed espressivo Don Carlo; magnifico Padre Guardiano il bassoRoberto Scandiuzzi, forte presenza scenica; brillante Preziosilla Elena Maximova; Roberto de Candia è un perfetto e comico Frà Melitone per giusta caratterizzazione, sia vocalmente che attorialmente. La tarantella è stata affidata ai solisti di MaggioDanza che hanno ballato su coreografie diSabine Mouscardès. Coro del Maggio Musicale ben preparato da Piero Monti.
Il pubblico ha accolto l’esecuzione con nutriti applausi, chiamando più volte gli interpreti, i valenti collaboratori, e con grande intensità l’ammirato Direttore Zubin Mehta, vero punto di forza che ha diretto con gusto e potenza l’ottima Orchestra.

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