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Giulia Semenzato: dal jazz alla Scala

In occasione del Don Giovanni di Carsen in scena alla Scala dal 6 maggio al 6 giugno, abbiamo intervistato il soprano Giulia Semenzato scelta per il ruolo di Zerlina, la giovane sposina insidiata dal protagonista.

Giulia Semenzato è Zerlina nel Don Giovanni in scena al Teatro alla Scala dal 6 maggio al 6 giugno. Alla sua giovane età può vantare concerti, recital e opere di successo in Italia e all’estero, noi l’abbiamo apprezzata in Lucio Silla nel 2015 e in Falstaff qualche mese fa sempre alla Scala di Milano. Siamo molto onorati di averla avuta a disposizione per un’intervista che, a dire il vero, si è rivelata una piacevolissima conversazione.

Giulia Semenzato
foto di Zlatko Micic

Buongiorno Giulia, intanto grazie per l’opportunità e la disponibilità. Iniziamo con la domanda “fondamentale”: quando e come hai capito che la musica e il canto sarebbero stati la tua professione?
Non so mai come rispondere a questa domanda con precisione. Ricordo che vidi al cinema con i miei genitori il film Lezioni di piano, avrò avuto 7 anni, e che allora sentii nascere un primo interesse serio per il mondo della musica (tra i dischi che ascoltavo a casa ricordo quelli di Ella Fitzgerlad e Barcelona, la storica collaborazione fra Monserrat Caballé e Freddie Mercury). Da lì in poi ho vissuto in parallelo la vita scolastica e la crescita musicale: la scuola per me erano il coro degli studenti e il saggio di fine anno, con le primissime parti da solista. Dopo le elementari ho continuato il percorso musicale alle “medie musicali” e durante gli anni del liceo ho studiato piano al Conservatorio di Venezia e canto pop; tra i migliori ricordi di quel periodo sono i concerti con una band cover dei Cranberries. Dopo il liceo ho studiato legge a Ferrara, continuando gli studi al Conservatorio a Venezia dividendomi tra canto jazz e lirico; proprio tra le aule del Conservatorio si è consolidata gradualmente la passione per la lirica. Ho studiato un anno e mezzo con Silvia Da Ros, che non dimenticherò mai, e mi sono diplomata con Silvia Stella.
Quando ho partecipato e vinto il Concorso Toti Dal Monte ho capito che stava prendendo forma la mia carriera professionale. Tutti i premi che vinto li ho sempre investiti per studiare e perfezionarmi, in particolare ad avviare il mio ingresso nel circuito internazionale sono stati gli studi a Basilea in musica rinascimentale e barocca con Rosa Dominguez, che mi hanno dato la possibilità di partecipare ad importanti spettacoli.

Una carriera davvero interessante la tua. Ti ispiri a qualche artista del passato o del presente?
Guardando al passato nutro una profondissima passione e ammirazione per Anna Moffo, di cui amo la vocalità e l’espressività “vintage”. Per quanto riguarda i cantanti d’oggi, sono cresciuta con il mito di Diana Damrau, senza dubbio la mia preferita.

Domanda scomoda: quali sono a tuo avviso i tuoi punti di forza?
Quando affronto un personaggio voglio indagarne a fondo la soggettività e lo spessore, mettendomi in gioco in profondità. Questo perché penso di avere buone doti recitative e attoriali, insieme a una forte personalità e un carattere deciso.

Cosa ci puoi dire della tua vita fuori dal palcoscenico?
Come dicevo, il pop, il jazz e il rock sono state le mie prime passioni e confesso che non le ho dimenticate: Patty Smith e Ornella Vanoni sono immortalate nel mio pantheon. Quando non canto amo guardare i film di una volta, quelli in bianco e nero degli anni ‘50 e ’60.

Tornando alla musica classica, c’è uno spettacolo in particolare in cui senti di aver lasciato il segno più di altri?
Penso che nel ruolo di Nannetta, nel Falstaff di Michieletto alla Scala di qualche mese fa, mi sono sentita “comoda”, benché fossi alla prima esperienza verdiana. Credo sia stata una bella sfida, con un buon risultato.

Sei alla tua terza opera al Teatro alla Scala in tre anni, hai appena partecipato alla storica stagione di riapertura del Teatro Gerolamo e collabori da tempo con La Verdi. Qual è il tuo rapporto con la città di Milano?
Debuttare alla Scala in Celia, nel Lucio Silla del 2015, è stato un sogno. Conoscevo molto poco Milano e devo dire che da quando ho iniziato a frequentarla ho imparato ad apprezzarla. In particolare mi incuriosiscono i suoi tanti lati nascosti, che sfuggono al primo sguardo e vorrei esplorare sempre di più l’”altra Milano”, quella fuori dai riflettori. Questa città mi piace e sto pensando di farne la mia casa.

Sarai Zerlina nel Don Giovanni in scena alla Scala dal 6 maggio al 6 giugno. Com’è stato il lavoro con i colleghi e il regista?
Questo cast è davvero di altissimo livello, cantare con Thomas Hampson è una grande esperienza artistica: credo che il duetto “là ci darem la mano” resterà nel mio cuore a lungo.
Lavorare con un grande regista come Robert Carsen è stato interessante. La sua Zerlina è seducente e ammiccante, sensuale e ambigua: da un lato è affascinata da Don Giovanni, l’uomo maturo e sensuale, dall’altro è legata al marito Masetto, giovane e irrequieto.

Nel tuo repertorio si spazia dal primo barocco, al belcanto, al novecento. In quale campo ti senti più a tuo agio e in quale vorresti sperimentarti?
Senza dubbio amo il repertorio barocco e classico, che ha segnato l’inizio del mio percorso professionale: il 600 italiano, Handel e Mozart.
Un compositore che adoro e che mi commuove è Giacomo Puccini, di cui amo La bohème e in cui vorrei mettermi alla prova.

Per concludere, le domande di rito: teatro in cui vorresti cantare, opera in cui vorresti debuttare e artista con cui vorresti lavorare.
Il Teatro dell’Opéra di Parigi. Giulio Cesare di Handel, come Cleopatra. Rafael Villalobos, giovane regista spagnolo.

foto di Teatro alla Scala

Giulia Semenzato è appena tornata dalla Francia, Paese cui è profondamente legata fin dal Festival di Aix-en-Provence del 2013 e in cui recentemente ha vestito i panni di Venere/Proserpina nell’Orfeo di Luigi Rossi a Caen, Bordeaux e Versailles, e si appresta, dopo il Don Giovanni alla Scala, a calcare le scene del Drottingholms Slottsteater in Così fan tutte di Mozart, della Fenice di Venenzia ancora nel Don Giovanni di Mozart, del Glyndebourne con Rinaldo di Handel e del Theater an der Wien con il Saul, sempre di Handel.

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