Subito dopo i due appuntamenti rossiniani che l’hanno vista protagonista a Vienna e Lussemburgo nella Petite Messe Solemnelle abbiamo avuto modo di contattare per un’ampia intervista il giovane soprano Elonora Buratto. Ormai passata alla corda di lirico, dopo i primi successi in questo repertorio, è pronta a ritagliarsi un posto di primo ordine. Tanti saranno i traguardi che la vedranno protagonista nelle prossime stagioni. Eleonora ci ha permesso di fare bilanci e riflessioni su una carriera ormai in piena corsa e dagli orizzonti luminosi. Buona lettura.
D. Si inizia a fare la cantante perché, nel suo caso come è stato?
E. Passione pura e innata per la musica e il canto, che ha trovato la sua strada verso la lirica col tempo.
D. Cosa serve per essere cantanti oggi, basta trovarsi nel momento giusto e con le persone giuste? O serve altro?
E. Serve innanzitutto una dote naturale e tanto studio! Poi serve un buon insegnante e avere persone che sanno darti i consigli giusti soprattutto all’inizio, non è un ambiente facile. E poi un pizzico di fortuna, che non guasta.
D. A inizio carriera c’era qualcosa che la spaventava, ha avuto momenti di arresto? Se sì come li ha superati?
E. All’inizio della carriera non ho avuto paura di nulla, al mio debutto regista e direttore non credevano fosse la mia prima volta! Carattere o incoscienza, non so. Ma poi ho avuto un momento di crisi, volevo ritornare ai miei studi universitari. Per fortuna non ho mollato e ho voltato pagina.

D. Quale figura l’ha aiutata maggiormente a crescere? Immagino gli insegnanti, intendo oltre a loro quale figura (o quali figure) nel teatro d’opera ha un ruolo chiave nella crescita di lei come artista?
E. È fondamentale trovare un insegnante che ti aiuti a costruire le basi della tecnica e a crescere vocalmente. La voce è in continua evoluzione! Poi servono i direttori e i registi, che a loro volta ti fanno crescere sul palcoscenico.
D. In una conversazione recente con Mariella Devia abbiamo parlato a lungo della preparazione tecnica della voce paragonandola a quella di un atleta. Lei so che è molto attenta da questo punto di vista, si mantiene anche in costante esercizio fisico… Cosa fa per “prepararsi” ad una sua performance?
E. L’esercizio fisico dovrebbe sempre far parte della vita del cantante. Oltre a studiare tecnica, un cantante può trovare molti benefici allenando il corpo a resistere agli sforzi e allo stress a cui siamo sottoposti. Io, tranne rari momenti di allegra “vacanza”, sono molto rigorosa e cerco l’equilibrio tra la mia tabella di allenamento e la mia vita più intima e privata.
D. Reputa che il suo sia un lavoro creativo?
E. Assolutamente sì. Ogni produzione un personaggio diverso e ogni regista vuole un personaggio con sfumature diverse. Una ricerca continua, costante, a volte faticosa. Ma ricca di soddisfazioni.
D. Come si risolve la sua creatività nella creazione del personaggio?
E. Mi affido al mio istinto e approfondisco il personaggio durante la fase di studio. Poi ovviamente devo integrare quello che ho costruito con le idee espressive del direttore e del regista, sempre disposta ad arricchire il personaggio con spunti e proposte convincenti.
D. Cosa l’aiuta di più quando inizia a dar vita ad un personaggio?
E. Sicuramente leggere e approfondire il libretto, studiare ogni personaggio e ascoltare la musica dettagliatamente. Nella musica c’è tutto, basta leggerla.
D. Molti dei personaggi che interpreta potrebbero sembrare ormai molto lontani da noi, soprattutto dai ragazzi, come riesce a renderli freschi e attuali?
Questo lo dice chi si ferma alla sola lettura del libretto, è chiaro che linguaggio e situazioni drammatiche sono lontanissimi da noi. Ma la verità scenica e quella dei sentimenti no, quella è sempre attuale. Io ai miei personaggi aggiungo me stessa, le mie esperienze e i miei sentimenti, non per attualizzarli ma per renderli emozionanti.
D. Quale personaggio ama in modo particolare e perché?
E. Amo oltre misura Mimi perché è stato finora il ruolo che più mi ha fatto sentire a mio agio fin dalla prima lettura.
D. Qual è il personaggio e fino ad ora l’ha aiutata a crescere come artista e come?
E. Ogni ruolo aiuta a crescere, quindi scelgo l’opera che mi ha aiutato a cambiare il mio repertorio in lirico puro, Simon Boccanegra. Per un anno, prima di affrontare le scene nelle vesti di Amelia, mi sono concentrata tecnicamente e ho allenato la muscolatura a sostenere il mio primo ruolo verdiano.
D. Quanto è importante e come l’aiuta l’intesa con i partner sia vocalmente che in scena?
Lavorare in armonia con i colleghi è fondamentale. C’è già molta tensione quando si sale sul palco, l’emozione di affrontare il pubblico, di non sbagliare nulla, sapere che c’è serenità e complicità è molto importante.
D. Si può dire che la sua carriera stia procedendo per passi molto ben meditati. Come sceglie i ruoli che poi canterà?
E. Ho stilato una lista delle opere che posso affrontare già ora e che ho aggiornato con le opere che potrò debuttare nei prossimi anni. La seguo con molto rigore e se arriva una proposta “prematura” rispetto alla mia tabella di marcia la valuto con molta attenzione. So dire no.
D. La sua voce ormai è sbocciata e si sente ora quella pienezza che in precedenza si potevano solo intuire. Questo l’ha portata ad affrontare ruoli più “lirici”, cosa le piace di questa “nuova” Eleonora?
E. Mi piace poter interpretare ruoli che ho sempre desiderato fare e mi piace sapere che ho delle sfide da affrontare per raggiungere altri obiettivi, altri ruoli che voglio fare e che per ora posso solo sognare.
D. Il 2018 è l’anno del 150° rossiniano e si festeggia questo autore in molti modi e lei stessa fa parte di queste celebrazioni e sarà protagonista oltre che di queste recenti esperienze concertistiche anche di un recital a Pesaro nel mese di agosto. Cosa l’attira della vocalità rossiniana?
E. Rossini mi incanta, a Rossini debbo l’inizio della mia carriera internazionale nel ruolo di Corinna, all’Opera di Amsterdam, in una produzione fortunatissima di Damiano Michieletto. Ma la mia voce ora è giusta per il Rossini sacro. Mi sento assolutamente a mio agio sia nella Petite Messe Solennelle (appena cantata a Vienna e Lussemburgo) che nello Stabat Mater (che ho debuttato lo scorso settembre nella Cattedrale di Toledo, mi vengono i brividi a pensare all’emozione provata) e che non vedo l’ora di affrontare con i complessi di Santa Cecilia a fine aprile, sotto la direzione di Myung-whun Chung. Sono ammaliata dalla bellezza perfetta della linea vocale rossiniana che esalta e porta alla luce il dolore e la profondità sia dei Recitativi che delle Arie, invece che banalizzarli. Per me, una scoperta che mi sta arricchendo sia come cantante che come musicista, oserei dire anche come credente.
D. Eleonora, so che ha anche una intensa attività concertistica in duo con Nazzareno Carusi: è facile conciliare i due volti artistici?
E. Con Nazzareno c’è una totale intesa musicale, ci capiamo anche senza guardarci. Facciamo musica insieme, una cosa bellissima.
D. La musica “da camera” aiuta la musica operistica o viceversa?
E. Assolutamente si. È un impegno bilaterale! Credo che tutti i cantanti dovrebbero dedicarsi a entrambe, seguendo il ritmo della propria crescita musicale che li indirizzerà a volte verso l’opera e a volte verso l’esperienza cameristica.
D. Quali sono gli autori che vorrebbe frequentare?
E. Mi piacerebbe affrontare le Regine donizettiane.
D. E quelli che più ama? C’è un favorito?
E. Amo Verdi e Puccini, anche se non potrò cantare tutto quello che entrambi hanno composto.
D. Molti cantanti sono attivi sui social e lei stessa cura delle pagine ufficiali sui più noti social network, cosa le piace di questo modo di comunicare col proprio pubblico?
E. È molto bello avere un rapporto col pubblico e i fan, mi piace avere un riscontro immediato di ciò che faccio sul palcoscenico e mi piace ricevere il loro affetto.
D. Quali saranno i suoi prossimi traguardi? Se n’è posti?
E. Come ho detto prima, ho una bellissima lista di ruoli che aspettano d’essere debuttati e alcuni dei quali sanno che dovranno aspettare più di altri!
D. Condivide un’ultima emozione con noi? E’ tutto pronto lei sta per entrare in scena, si alza il sipario e…? Cosa prova poco prima e poco dopo?
E. Sono emozionata ma anche molto felice, la concentrazione è al massimo, sento la responsabilità del mio lavoro, poi mi lascio andare per non essere Eleonora che interpreta il personaggio ma proprio “quel” personaggio.