
Al Teatro Dehon di Bologna dal 23 al 25 novembre, con Glauco Mauri e Roberto Sturno. Beckett, premio Nobel per la letteratura, è certamente un innovatore nella storia del Teatro. Con le sue opere ci ha mostrato un nuovo modo di interpretare il rapporto tra la vita e l’uomo: una visione grottesca che spesso sfocia in una disperata comicità. Vari momenti poetici ma lo stesso tema: l’uomo e la sua fatica del vivere.
“Atto senza parole” e “L’ultimo nastro di Krapp”(due brevi testi al confronto di altri famosi capolavori) sono forse le opere che più chiaramente esprimono alcuni aspetti del mondo di Beckett.
Nello stupito , grottesco silenzio di “Atto senza parole” l’uomo beffato e ingannato dalla vita che sembra sempre soccorrerlo ma poi sempre lo delude, trova la sua commovente dignità nel rifiuto e nella voluta solitudine. In questo breve atto si può chiaramente comprendere la visione Beckettiana dello scontro tra l’uomo e la vita.
Ne “L’ultimo nastro” il vecchio Krapp ascolta una bobina che ha registrato tanti anni fa: la sera del suo 39º compleanno. Tanti, tanti anni sono passati! Riaffiorano persone, visi ormai sbiaditi dal tempo, si riscoprono sentimenti…e tra questi –ormai dimenticata- una storia d’amore, “quando la felicità era forse ancora possibile”. Ma il giovane Krapp non l’aveva saputa afferrare la felicità! La bobina finisce e Krapp rimane disperatamente solo nel buio della sua “vecchia tana” piena di bobine che raccontano la storia della sua vita ma che finiranno sempre col rimanere vuote…esaurite di ricordi.
“Improvviso nell’Ohio” (Il titolo lo si deve perché il testo fu scritto per l’Università Columbus dello stato dell’ Ohio e lì rappresentata per la prima volta per festeggiare i 75 anni di Beckett). Un uomo (il Lettore) legge un libro ad un altro uomo (l’Ascoltatore) per aiutarlo a sopportare il dolore di un’assenza dolorosa (La moglie morta? La moglie abbandonata?). Ciò che il Lettore legge si riferisce alla vicenda dolorosa di chi ascolta (l’Ascoltatore). Non sono due persone ma è lo stesso essere umano (uomo) che, in un fantastico sdoppiamento, sembra con l’ascoltarsi cercare una speranza di sollievo al dolore.
“Respiro” Un piccolo cumulo di macerie. Pochi secondi: è la vita. La vita che passa tra il primo vagito e l’ultimo respiro. Ma in quale mondo! Particolare curioso “Respiro” fu rappresentato per la prima volta a New York nel 1969 al Teatro Eden come scena iniziale di “Oh! Calcutta” per la regia di Kenneth Tynan.
Far capire al pubblico che Beckett non è difficile e complicato ma difficile e complicata è la vita.
La vita che Beckett pur nella sua angoscia, ha saputo raccontarci con una sotterranea ma struggente pietà. Questo vogliamo esprimere con il nostro spettacolo, questo è il nostro desiderio.