Home Comics Non solo un altro articolo sul Napoli Comicon 2017

Non solo un altro articolo sul Napoli Comicon 2017

Bilanci, curiosità e impressioni sul Salone internazionale del Fumetto che si è appena concluso.

La diciannovesima edizione del Napoli Comicon si è appena conclusa e il bilancio sembra essere più che positivo: l’evento ha battuto il suo personale record di visitatori ospitando alla Mostra d’Oltremare 140mila appassionati (e non) del genere che hanno potuto godere di più di 600 eventi organizzati, incontrando gli oltre 200 ospiti venuti da ogni parte del mondo, tra cui le star Liam Cunningham, attore dell’amatissima serie tv Game Of Thrones, e Rachel Keller, protagonista di un’altra serie tv rivelazione degli ultimi tempi, ovvero Legion.

L’edizione, nata sotto il segno della polemica verso la locandina realizzata dal magister Roberto Recchioni che ha capovolto la situazione sfruttando la cosa in favore dell’evento (della seria “Bene o male, l’importante è che se ne parli”), è stata insomma un vero successo coinvolgendo e incuriosendo tutta la città che ha visto aggirarsi tra le sue strade nell’ultima settimana supereroi, zombie, fate e altri personaggi fuori dal comune.

Ma se quello di quest’anno non è stato “solo un altro Comicon” come recitava lo spot, questo non sarà solo un altro articolo sul Comicon perché chi scrive è non solo quanto di più lontano si possa immaginare da un’appassionata di fumetti, manga e serie fantasy ma ha anche vissuto dall’interno questo caotico e colorato carnevale fuori stagione ed è da questa angolazione insolita e privilegiata che cercherà di parlarne.

Il lavoro che c’è dietro la preparazione di un evento di una simile portata è ai limiti dell’inimmaginabile e solo la soddisfazione di vedere felici ospiti e visitatori ripaga della fatica chi dietro questa macchina ci lavora ormai da anni, in primis il suo ideatore e organizzatore Claudio Curcio che ha reso realtà quello che all’inizio sembrava a molti solo il sogno di un visionario.

Il tempo però ha dato ragione a quella visione che ha aperto una porta su un mondo considerato all’inizio di nicchia e che oggi attrae tanto gli appassionati, quanto i neofiti.

Ho accennato prima al fatto che non sono mai stata un’appassionata di fumetti e nella mia testa il Comicon era un raduno di nerd vestiti in modo strano che uscivano dalle loro buie camerette per incontrarsi e scambiarsi albi introvabili (un po’ Big Bang Theory, un po’ uomo dei fumetti dei Simpson insomma) ma come ogni pregiudizio che si rispetti la realtà mi ha mostrato che mi sbagliavo di grosso; perché la cosa fondamentale che mi era sfuggita a causa di un accademico snobismo è che i fumetti sono una forma d’arte non lontana da un libro senza immagini o da una tela senza parole e come arte vanno letti, sfogliati, apprezzati o criticati.

L’altra cosa a cui ho accennato prima è che, lavorando all’interno di questa grande giostra, ho avuto l’occasione di conoscere gli ospiti, non da fan ma appunto da osservatrice curiosa (e incuriosita); ho visto le persone prima delle opere, gli uomini e le donne che c’erano dietro i fantasmi, gli astronauti, i mostri, gli animali bizzarri e gli omini strani e quello che ho trovato è stata l’umanità di chi, vittima dello snobismo accademico di cui sopra, non si è montato la testa nonostante i premi e le riconoscenze.

Ho incontrato pilastri del fumetto italiano tra cui Filippo Scòzzari, Tanino Liberatore (il “Michelangelo del fumetto” come lo chiamava Frank Zappa), Gian Alfonso Pacinotti in arte Gipi, Michele Rech noto ai più come Zerocalcare e internazionali come Scott Koblish, Boulet, Nicolas de Crecy e tanti altri, ho ascoltato le storie di tempi ormai lontani che erano rimasti incisi sulla carta, incastrati tra le pieghe delle vignette oltre che dei ricordi. Ho parlato con gli “astri nascenti” scoprendo che la crisi ha colpito anche loro e che in fondo, non importa di cosa ti occupi, se hai meno di quarant’anni in Italia soffrirai sempre della “sindrome dello stagista”.

Ho dato poi il mio piccolo aiuto alle menti e alle braccia che ci sono dietro questo progetto e alla fine ho capito perché il Comicon è molto di più di una fiera di fumetti e cosa ha spinto a venire quelle 140mila persone che ogni giorno passando vedevo in fila sotto il sole o la pioggia sempre smaniosi di entrare.

Il Comicon è un crocevia di forme d’espressione: dai fumetti ai manga, dal cinema alle serie tv, dai libri ai dipinti, dai cosplay alle arti marziali a cui permette di uscire dall’esclusivismo e di incontrarsi creando un circo in cui tutte le attrazioni si esibiscono contemporaneamente lasciando sempre stupito e incantato chi va lì per la prima volta, magari con una buona dose di scetticismo, e non deludendo mai chi invece ci torna fedelmente ogni anno.

Il circo per ora ha chiuso il suo tendone ma i preparativi per la ventesima edizione sono già iniziati, non resta allora che aspettare e nel frattempo, perché no, concedersi qualche ora di svago leggendo un bel fumetto.

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