Giuseppe Verdi è il noto, arcinoto, compositore di decine di opere tra le più rappresentate in assoluto al mondo ed è senza dubbio vero che il suo estro creativo si è espresso con particolare efficacia proprio nel melodramma italiano.
La sua Messa da requiem è infatti l’unico lavoro non operistico verdiano che vanta un notevole successo, oscurando quasi completamente le altre composizioni sinfoniche, religiose e cameristiche eccezion fatta forse per l’Inno delle Nazioni e il Valzer in fa maggiore, il primo eseguito con una discreta frequenza persino dalle bande di paese e il secondo reso celebre dalla colonna sonora del bellissimo film Il gattopardo di Luchino Visconti.
Il Requiem di Verdi entra nell’immaginario collettivo come colonna sonora di film e pubblicità, eseguito in occasioni solenni ed impresso nella memoria storica della città di Milano per la sua prima esecuzione nella chiesa di San Marco in onore del primo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, altro celebre “padre della patria” coevo del maestro bussetano. Del resto, come se non bastasse, le note del Dies Irae sono spesso utilizzate nei remix di musica elettronica amati dai più giovani.
Giuseppe Verdi ne scrisse lo spartito tra il 1873 e il 1874, colpito e commosso dalla scomparsa del compatriota Alessandro Manzoni con cui aveva condiviso lo spirito risorgimentale e unitario. È noto che le pagine del Libera me Domine provengono invece da un Requiem precedente, quello composto a più mani da musicisti italiani in onore di Gioacchino Rossini, tra il 1868 e il 1869, che non venne però mai eseguito.
Fin dalla prima esecuzione il Requiem ebbe notevole successo e grande eco in tutto il mondo, grazie al suo potente impatto emotivo e alle tinte forti e impressionanti che lo rendono tutt’oggi attuale ed universale.

Benché Giuseppe Verdi avesse lunga e affinata dimestichezza con la musica sacra, praticata da sempre fin dai primissimi studi musicali di gioventù, è chiaro ed evidente l’influsso dell’esperienza nel campo del melodramma con le sue implicazioni intimistiche, evocative, umanizzanti e la musica descrittiva, personale, popolare. Coro e solisti sono i protagonisti assoluti della composizione sacra, che diventa una vera e propria messa in scena dei sentimenti di mistero, dolore e stupore che la morte suscita nell’animo umano, con o senza religione.
L’Orchestra e il Coro Giuseppe Verdi di Milano hanno maturato negli anni una solida competenza eseguendo periodicamente il Requiem e non cessano di confermare le proprie qualità. Sul palco, questa volta, il maestro Jader Bignamini, beniamino dell’ensemble dell’Auditorium di Milano di cui è Direttore Associato, formato egli stesso nelle file de La Verdi e ora tra i giovani direttori più quotati d’Italia. Il Coro, motore costante del Requiem, chiamato ad impersonare i lamenti e le speranze dell’intera umanità, è invece preparato all’esibizione da Erina Gambarini, maestro stabile della formazione.
I ruoli di solista sono stati affidati a Inva Mula, Stefanie Iranyi, Azer Zada e Kihwan Sim, affermati cantanti dello scenario internazionale.
L’affollatissima moderna sala dell’Auditorium di largo Mahler, dotata di un’acustica eccezionale, ha salutato con calorosi ed emozionati applausi tutti gli artisti, con particolare e sentito affetto per il direttore Bignamini.