
Dopo il teatrale primo capitolo e il controverso secondo capitolo, il dio del tuono Thor ritorna nelle sale con un terzo capitolo da inarcamento sopraccigliare: eh sì, perchè Thor: Ragnarok lascia perplessi fin dalle prime battute che mettono subito in chiaro la strada che il regista neozelandese Taika Waititi ha scelto per il figlio di Odino. Via della Caciara.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla trama che muove le sue prime gag proprio da dove era terminato Thor: Dark World, con Loki (Tom Hiddleston) sul trono di Asgard sotto le mentite spoglie di Odino. Da qui inizierà una sarabanda di eventi, impreziositi da un cameo del Doctor Strange (Benedict Cumberbatch), che porterà all’arrivo della cattivona più isterica e vendicativa mai vista in circolazione, Hela, interpretata da Cate Blanchet: riuscirà Thor a spuntarla anche stavolta o avrà bisogno di un cambio di look e qualche alleato? Beh, se non avete vissuto in una grotta fino ad oggi la risposta potete immaginarla. E diciamo che giocarsi tutti i colpi di scena (o quasi) in trailer spoilerosi non è stato proprio una genialata.
Infatti, grazie a quella che è ormai una prassi cinematografica consolidata, lo spettatore medio (non il nerd frequentatore di forum, sia chiaro) sapeva già da mesi, ad esempio, dell’improvvisa comparsa di Hulk (Mark Ruffallo) in un’arena, bardato da gladiatore come nella migliore tradizione fumettistica.
Ma se ormai siamo abituati a conoscere tutta la trama dei film mesi prima dell’uscita, l’aspetto che urta di più in Thor: Ragnarok è la scelta di spingere sull’accelleratore della commedia, infarcendo i dialoghi di battute, spesso di dubbio valore umoristico, dimenticando completamente che il protagonista del film non è il simpatico Thor o, ancora peggio, zio Thor, ma il mitico Thor.
Purtroppo lo stesso trattamento è riservato anche al resto del cast, incluso il povero Loki che, dopo un’onorata carriera da dio dell’inganno, in questo film assurge definitivamente al rango di dio della macchietta; per non parlare dell’imbarazzante Gran Maestro interpretato, parecchio sopra le righe, da Jeff Goldblum.
Giunti a questo punto vi starete certamente chiedendo se in tutto questo profluvio di dialoghi degni di una sit-com almeno la cattiva di turno si salvi: ebbene la risposta è… ni! Complice la lunga parentesi dell’esilio di Thor, il ruolo di Hela è davvero strimenzito, incluso l’approfondimento del suo passato che è qualcosa del tipo “Odino mi ha esiliato, ora voglio Asgard per me”. Si salva giusto la Valchiria depressa interpretata da Tessa Thompson, è questo la dice lunga sulle qualità della pellicola.
Tirando le somme, l’impressione finale è che i Marvel Studios abbiano voluto usare la ricetta di Guardiani della Galassia per confezionare un Thor di sicuro successo al botteghino: peccato che non bastino un brano dei Led Zepellin e colori psichedelici per portare a casa il risultato. Servirebbe come minimo anche un James Gunn sul ponte di comando. E Taika Waititi sicuramente non lo è. Nonostante ci provi. Pure troppo.