Dopo aver vinto un Golden Globe per aver impersonato il male mediatico per eccellenza ossia Roger Ailes in The Loudest Voice, mai ci saremmo aspettati di rivedere Russell Crowe in un film come Il Giorno sbagliato (in altre parti del mondo Unhinged ossia “pazzo”).
Per carità, giorni e film sbagliati sono capitati a tante star di Hollywood e dintorni, ma in questo caso sembra proprio che l’ex Gladiatore abbia scelto la sceneggiatura dopo una partita di beer pong finita male.
Probabilmente da sobrio Crowe si sarebbe reso conto che il film, fin dalla sinossi, sa di già visto, non una, ma svariate volte.

Tutto inizia con un clacson strombazzato dalla protagonista, Rachel Hunter (Caren Pistorius) nel posto sbagliato, al momento sbagliato, ma soprattutto all’uomo sbagliata ossia a Tom Cooper (Russell Crowe) a bordo del suo SUV di un certo livello.
Peccato che il poco mite Tom venga da una scena di apertura in cui ha ucciso l’ex moglie, il suo nuovo compagno e ha dato una mano di benzina alla loro casa, giusto per disinfettare l’ambiente, che di questi tempi fa sempre bene.
Capirete quindi come da quel colpo di clacson in poi la vita di Rachel, che già non brillava particolarmente per colpi di fortuna, diventerà un vero e proprio inferno. E non solo la sua, visto che Tom penserà bene di prendersi cura un po’ di tutta la famiglia Hunter. Pace all’anima loro.
Come si sarà ormai capito, il regista Derrick Borte e lo sceneggiatore Carl Ellsworth confezionano un film che mescola il mitologico Duel di Steven Spielberg e il semi-cult Un giorno di ordinaria follia di Joel Shumacher , spruzzandoci su una leggera critica ai nostri tempi moderni, ah signora mia, in cui basta rubare uno smartphone per sapere tutto, ma proprio tutto del suo proprietario.
Anche la lista dei prossimo 10 omicidi da compiere senza che la polizia muova una pattuglia, cosa che mi fa pensare che ormai i tempi sono maturi per tornare ad imparare a memoria tutti i numeri che ho in rubrica.
Purtroppo, nonostate le apparenti buone intenzioni del duo Borte-Ellsworth, il risultato finale è un film insipido, che non scava nelle motivazioni profonde della follia del protagonista.
Tuttavia è il caso di spezzare una lancia a favore di Russell Crowe e la sua stazza: fa davvero del suo meglio per sembrare un pazzo fuorioso, prende anche periodicamente delle pilloline per far capire al pubblico che il “pazzo” del film è proprio lui, mica Rachel con le sue ideone su dove nascondersi dal sosia di John Goodman con la barba.
Ma siccome tutti i film hanno qualche caratteristica degna di nota, questo B-movie fuori tempo massimo ha sicuramente il pregio di costruire bene le scene “on the road” in cui tutto può accadere, anche che gli automobilisti che ti affiancano in tangenziale siano troppo impegnati a parlare a telefono o a truccarsi per rendersi conto del pandemonio che sta succedendo intorno a loro.
Ah sì, anche quella è una velata critica sociale, ora che ci penso. Persa in un mare di capottamenti.