Home Cinema Film da vedere 1917: due (falsi) piani sequenza che lirizzano la guerra delle vittime sacrificali

1917: due (falsi) piani sequenza che lirizzano la guerra delle vittime sacrificali

L'ultimo film di Sam Mendes vincitore di tre premi Oscar, miglior fotografia, miglior sonoro, migliori effetti speciali

Prima guerra mondiale, la staticità delle trincee e l’orrore generato dalla stupidità umana che tende ad autodistruggersi ed a sconvolgere l’ordine naturale circostante, viene esposta con piglio neorealistico seguendo l’estetica di zavattiniana memoria del pedinamento del personaggio.

Il regista Sam Mendes tuttavia supera questo stilema lasciandosi tentare da un’esercizio stilistico nel quale pochi altri si sono cimentati. Realizza infatti 2 (falsi) piani sequenza che ci fanno vivere la storia narrata, in tempo reale ad eccezione dell’ellisse giustificata dallo svenimento del soldato a seguito del contraccolpo di uno sparo che lo fa cadere da una scalinata. Lo spettatore quindi accompagna in silenzio i personaggi ed in un certo qualmodo si può dire che partecipi all’azione, percependo da vicino preoccupazioni, paure, ansie e tormenti dei soldati seguiti.

La diegesi di per sé potrebbe non essere così esaltante ma del resto quelli messi in scena sono soldati comuni, non nomi altisonanti che leggiamo sui libri di storia ed è forse proprio per questo motivo che l’orrore della guerra voluta dai potenti (che spesso danno gli ordini dalle retrovie a sacrificabili giovani considerati carne da macello) diventa ancora più vistosamente eclatante.

Quello che però colpisce ed esalta il piacere della visione è l’eccellente lavoro svolto dall’operatore steadycam che segue in maniera esemplare i personaggi, li anticipa, li scavalca per poi riprenderli e riesce a fare movimenti così perfetti da rendere impercettibile l’ovvio stacco della macchina da presa funzionale a truccatori e scenografi che devono coprire di polvere trucco e detriti uno dei due amici colpito dall’esplosione di una bomba.
Nonostante questa logica necessità realizzativa infatti, sembra che la macchina da presa non stacchi mai e quindi l’operatore, magistralmente diretto da Sam Mendes, regala allo spettatore l’illusione di poter seguire il film in tempo reale.

Questo rende “1917” ancor più interessante poiché ci troviamo difronte ad un’opera profondamente complicata dal punto di vista realizzativo. È un film che necessita di una pianificazione meticolosa in fase di sceneggiatura e pre-produzione e soltanto un grande regista è in grado di dirigere le due macro-scene di cui si compone l’opera con la consapevolezza del fatto che nessun componente della troupe si può permettere di sbagliare: gli attori devono sempre sapere cosa dire e che movimenti fare, (comparse comprese… ed in vari punti ce ne sono davvero tantissime), i macchinisti devono sempre essere attenti a spostare ciò di cui si necessita, il D.o.P (direttore della fotografia) deve sapere con precisione come posizionare le luci in una scena che cambia spesso ambientazione: dalla claustrofobia delle trincee alla vastità degli spazi aperti; dall’oscurità degli ambienti interni al Sole del giorno od alla notte illuminata dal fuoco dei colpi di cannone.

La fotografia è a tal riguardo impeccabile ed aiuta lo spettatore a comprendere ancora meglio la dicotomia tra l’umanità dei personaggi seguiti dalla macchina da presa (che giunge al culmine quando il soldato si trova all’interno di un focolare domestico dove decide di cedere il suo latte ad una giovane donna che si sta prendendo cura di una neonata) e la brutalità della guerra che li circonda.

È un film di guerra che lirizza gli ultimi, i soldati comuni, gli uomini che la guerra la fanno per dovere ma che purtroppo la subiscono, eppure la visione di tutte quelle macerie, delle vacche morte sui prati, dei cadaveri galleggianti sul fiume non possono che farci capire di come tutto ciò sia così brutalmente assurdo.

“A cosa serve una medaglia? È solo un pezzo di latta..” ci dice il soldato che stiamo seguendo con la steadycam. “È meglio barattarla con una bottiglia di vino per placare la sete” [cfr].

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