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Allied, un’ombra nascosta

Una spy story all'ombra della guerra

Un’ombra nascosta, una finzione nella finzione, qualcuno che trama alle spalle, che finge per sopravvivere, ma che ama per davvero. E’ questo il nuovo film di Robert Zemeckis, Allied. Un film con un contesto storico e geografico ben preciso che ci parla di gente ordinaria in situazioni straordinarie, un po’ come abbiamo già visto in Forrest Gump e Cast away. Uomini e donne apparentemente comuni, ma calati in vicende dal sapore quasi surreale.

Brad Pitt e Marion Cotillard, Max Vatan e la francese Marianne Beausejour, sono due spie degli Alleati che si fingono coniugi a Casablanca per uccidere un ambasciatore tedesco nel 1942. Fingono con tutti e appena scorgono un nemico all’orizzonte lo fanno fuori, magari facendo credere che alla vittima è andata di traverso una mollica di pane. La finzione nella finzione accompagna tutta la trama, solo una cosa vera c’è, l’amore.  I due s’innamorano davvero, si sposano ed hanno una figlia ma …

Non sempre siamo artefici del nostro destino. In realtà, anche la storia d’amore nasce come una messa in scena, ma colpiti l’uno dalla bellezza dell’altro trasformano il fittizio in passione e sentimento. Romantica alla pari di quella del Titanic,  la scena d’amore in mezzo al deserto.

Brad Pitt, come sempre bellissimo e impeccabile in qualsiasi ruolo, richiama l’animo di Bastardi senza gloria e Fury nella sua lotta al nazismo e Mr. & Mrs. Smith per l’idea della coppia killer. Una menzione speciale va a Marion Cotillard, completamente disinvolta nel personaggio affidatole e sempre di gran classe.

Le scene iniziali sono tutte ambientate in una sfarzosa Casablanca e la guerra le accompagna, anche quando la storia si sposta in Inghilterra. Ed è lì che il film storico e romantico si trasforma in un thriller. Come in Otello Iago insinua il sospetto di un tradimento, qualcuno di molto potente e molto in alto, azzera tutte le certezze di Brad Pitt. Chi è veramente sua moglie, la donna che ama follemente e la madre di sua figlia? La seconda parte del film diviene una corsa contro il tempo, agitata, spasmodica. Le lancette dell’orologio segnano senza tregua e dannatamente i minuti che passano e che separano chi prima si era amato.

Consistente la trama, seppur non originalissima, ottima la regia, i passaggi dagli interni agli esterni devastati dalla guerra. Colpi di scena, situazioni chiare che diventano indecifrabili, profonde come gli occhi di Marianne. C’è azione, passione, c’è amore e tragedia. C’è storia e finzione e il fiato è sospeso fino alla fine.

Originale il ribaltamento dei ruoli: è la donna che mente e nasconde e, in un certo senso, sottomette l’uomo. Forse solo la ricostruzione scenica non è del tutto realistica, ma un po’ “romanticizzata”.

A sorreggere il film, la colonna sonora dell’ormai fidato collaboratore del regista, Alan Silvestri.

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