
Da venerdì 1 a domenica 3 marzo debutta in prima nazionale al Teatro Manzoni di Pistoia la nuova produzione dell’Associazione Teatrale Pistoiese (realizzata in collaborazione con Valzer srl), L’impresario della Smirne di Carlo Goldoni.
Lo spettacolo vede ricomporsi gran parte del cast del Vantone di Pasolini, produzione ATP di grandissimo successo di qualche anno fa. In scena, infatti, accanto a Roberto Valerio, che cura anche la regia e l’adattamento del testo, Nicola Rignanese, Massimo Grigò e Roberta Mattei.
Con loro Valentina Sperlì (già insieme a Roberto Valerio nell’elegante edizione di Un marito ideale di Wilde, passato anch’esso con bel successo di pubblico sul palco del Manzoni), Antonino Iuorio, Federica Bern, Pierluigi Cicchetti e Peter Weyel; lo spettacolo si avvale della scena di Giorgio Gori, dei costumi di Lucia Mariani e delle luci di Emiliano Pona.
La compagnia incontrerà il pubblico sabato 2 marzo alle ore 17,30 allo Spazio di Via dell’Ospizio di Pistoia; conduce l’incontro Saverio Barsanti, direttore artistico ATP.
Lo spettacolo sarà presentato anche alle scuole nell’ambito del progetto “A scuola di Teatro (con 4 recite) e, oltre ad essere riproposto al Teatro Montand il prossimo 17 marzo, circuiterà in vari teatri: Borgo San Lorenzo (7/3), Santa Croce sull’Arno (8/3), San Casciano Val di Pesa (9/3), Lodi (15/3), Camaiore (16/3), Firenze Teatro di Rifredi (21-23 marzo), Portoferraio (24/3).
Composta nel 1759, l’opera è una splendida e divertente commedia che presenta un impietoso ritratto dell’ambiente degli artisti di teatro, ambiente che Goldoni conosce a fondo: può a ragione “parlarne per fondamento”, come egli stesso dichiara nella prefazione dell’opera.
La vicenda, ruota attorno ad un gruppo di attori, uomini e donne, tutti pettegoli, invadenti, boriosi e intriganti che, disperati e affamati, vivono per un breve attimo l’illusione della ricchezza nella speranza di riuscire a partire per una favolosa tournée in Oriente con Alì, ricco mercante delle Smirne intenzionato a formare una compagnia d’Opera, e tornare carichi d’oro e di celebrità. Facili prede di mediatori intriganti, di impresari furbi e rapaci, i poveri artisti scoprono a loro spese che le regole del Teatro sono eterne e che la loro vicenda scritta 250 anni fa ha un sapore grottesco di attualità. Distratti dalle loro piccole beghe e rivalità, occupati a farsi la guerra per far carriera, invidiosi di una posizione nella gerarchia di palcoscenico, di un costume più o meno sfarzoso, di un privilegio in più e soprattutto di avere una paga l’uno più alta dell’altro, non si accorgono di essere delle piccole sciocche marionette i cui fili vengono manovrati da chi il potere veramente ce l’ha, per la sua posizione o per il suo denaro.
Un grande affresco, una cantata corale affidata all’insieme della compagnia che lo rappresenta: ogni personaggio, dal Turco al servitore, si rivela incisivo, necessario in un “divertissement d’ensemble” che restituisce il clima lezioso e libertino dell’epoca; ma che allo stesso tempo offre l’occasione per porsi alcune domande di sconcertante attualità: che importanza ha l’Arte e in modo specifico l’Arte teatrale nella società contemporanea? E che ruolo riveste all’interno di suddetta Arte, l’attore? In quale modo è possibile riuscire a realizzare spettacoli di grande valore artistico senza adeguate risorse finanziarie?
Maggiori informazioni: www.teatridipistoia.it