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Meno di due a Carrozzerie n.o.t.

L'amore disagiato degli adulti incastrati nella "rete"

Teatrodilina è una realtà artistica raffinata e attenta, che da anni ci regala piccole perle teatrali fra cui Le vacanze del signor Lagonìa, Banane, Zigulì, tanto per citarne alcune fra le più amate. Ma è anche e soprattutto un gruppo di professionisti dell’arte, dedito a uno studio profondo dei linguaggi contemporanei, restituiti alla collettività attraverso grandi prove d’attore. Così in Meno di due, l’ultimo spettacolo in residenza produttiva a Carrozzerie n.o.t., luogo privilegiato di interpretazioni e reinterpretazioni, non ultime logistiche, visto il luogo in cui è stato ricavato il teatro, un’ex carrozzeria appunto, dalle parti di Ponte Testaccio a Roma.

Meno di due è soprattutto un esercizio di stile recitativo, dove trovano spazio i talenti già noti di Anna Bellato, Francesco Colella e Leonardo Maddalena, diretti con tocco elegante da Francesco Lagi, qui in veste anche di autore, come in altri lavori di Teatrodilina. In generale con Lagi dietro le quinte è spesso proprio l’interpretazione a fare da architrave al costrutto scenico, la cui drammaturgia presta il fianco alla bravura attoriale e in effetti provando a leggere le ermetiche presentazioni del testo, sulla rete e poi sui flyer ridottissimi, si faticava a capire i contenuti di questo spettacolo.

Precisa volontà e scelta artistica, lascia fuori forse, le banalità descrittive, utili però agli aficionados della storia da palco, qui circoscritta al primo incontro “live” fra un professore calabrese separato e una padovana impiegata nel settore agroalimentare. È un incontro fulminante fra pubblico e attori, meno quello fra i due personaggi, conosciuti in chat e adesso stupendamente impacciati nella vita reale. Un susseguirsi di mimica e tempi comici da manuale ci regalano un’ora di pura gioia della fruizione, mentre l’improbabile coppia impara a conoscersi e noi con loro.

Leonardo Maddalena in "Meno di due"
Leonardo Maddalena in “Meno di due”

Ci affezioniamo all’imbarazzo di due adulti che tentano maldestri di riconoscersi in un duo, è tutto così umano e vicino da poterlo toccare, poi arriva il terzo elemento, che però in fondo è come loro, come noi, un’isola e quell’unione tanto sospirata sembra arrancare ancora più faticosamente. Nel mezzo cappelli di lana, pantofole dance, grotte del paleolitico, con una regia asciutta ma efficace. Sarebbe riduttivo e forse inutile soffermarsi su una trama che, tutto sommato, non la fa dichiaratamente da padrone, quanto piuttosto concedere doverosi incensi agli interpreti. Su tutti Francesco Colella, che ci regala un tenero e indimenticabile insegnante di greco affascinato dalle montagne del padovano.

Ma non sono da meno neppure Anna Bellato e Leonardo Maddalena, entrambe straordinari nei panni l’una di una donna dalla compulsiva sindrome accudente e l’altro furgonista-corriere dall’animo senza filtri. Pennellate leggere che costruiscono con delicatezza il quadro di un’umanità dispersa, in cui è tremendamente facile riconoscersi. La potenza e la forza di Meno di due allora sto forse proprio in questa visione di consapevolezza offerta al pubblico, come uno specchio in cui è ancora e sempre più difficile riconoscere l’altro come parte integrante di noi stessi. Perché in fondo proprio come il professore e l’impiegata siamo, fummo, o saremo per un certo tempo, qualcosa che è “più di uno”, ma ancora nient’affatto coppia, al massimo… “Meno di due”.

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