Home Teatro La Fiaba d’Inverno: una storia d’Amore, sacrificio e redenzione oltre il tempo

La Fiaba d’Inverno: una storia d’Amore, sacrificio e redenzione oltre il tempo

Una favola moderna con radici antiche, fatta di sogni e di stelle che sconfiggono il Male

Una scena, Peter ed Elena

Le favole sono solo per i bambini? A questa domanda risponde esaustivamente La Fiaba d’Inverno, messa in scena al Teatro Olympia di Roma dalla Gilda dei Guitti per la regia di Silvia Faccini, lo scorso fine settimana e presto in replica.

La Fiaba d’Inverno è una favola vera e propria, ambientata, inizialmente nei primi anni del Novecento e successivamente ai giorni nostri, nel mese di gennaio 2017. La stagione che la caratterizza è ovviamente l’inverno, un periodo fatto di freddo, di voglia di stare chiusi in casa, magari a leggere e quindi ad immaginare e a sognare. Ha molte delle caratteristiche del sogno questa fiaba, specialmente la storia d’amore tra Peter e Elena, che sembra collocata in una dimensione onirica. E lo spettatore sogna con gli attori, viene trascinato in un mondo fanciullesco, ma che in un certo senso ci appartiene ancora perché tutti sogniamo che il Bene vinca sul Male e che l’Amore rappresenti la redenzione dopo una vita di nefandezze o di sacrifici.

Peter ferito da Muntro

La trama è avvincente e viene introdotta da una premessa fatta dalla regista stessa, sul palco come attrice, e in attesa di una favola.

“Alcuni di noi sono destinati a qualcosa di più grande” dice Jim, messaggero della Gilda, a Peter Lake, un ladro newyorkese del 1904, all’inizio della rappresentazione. Peter non riesce però a credere alle parole del Messaggero e si trova a lottare, più volte, contro il malvagio Muntro, che vuole riportarselo a casa e infine ucciderlo. In un primo tempo i due non combattono ad armi pari, perché Muntro è immortale. Durante il viaggio di fuga dal persecutore, Peter entra di notte in casa di una fanciulla, Elena, molto malata, che ha sempre la febbre (la causa è la consunzione) e se ne innamora, salvandola con un bacio appassionato. Per la prima volta Elena avverte il cuore caldo e il corpo che si raffredda.

Purtroppo, come da tradizione nelle favole, la felicità è presto minacciata dal Male e sembra che Peter sia condannato a morire. Ma nessuno è padrone fino in fondo del proprio destino – altra tematica ampiamente sviluppata nella scena – e, quindi, le cose non andranno come ci si aspetta.

Nella seconda parte della fiaba, come anticipato, ci ritroviamo nel presente, con un protagonista che sembra impazzito perché, risvegliandosi, non ha capito il salto temporale che hanno fatto la sua anima e il suo corpo. E tutto ritornerà al suo posto, perché l’Amore ha insegnato il sacrificio e il sacrificio ha portato alla redenzione e ad un’altra guarigione. Il Bene trionfa sul Male.

L’Amore che trionfa

Lo spettatore ha sognato con gli attori sulle ali del tempo. Ha immaginato un mondo in cui siamo tutti collegati, una dimensione atemporale in cui i miracoli sono ancora possibili, e dove ognuno di noi può dare un contributo per far risplendere le stelle.

E’ bellissima la figura della donna che emerge da questa fiaba, è l’artefice del cambiamento in positivo dell’uomo, è la rinascita, è l’amore, il perdono e la liberazione dal Male. Il pubblico ha apprezzato molto anche la storia della bambina e del Mastro Artigiano, una sorta di teatro nel teatro. Una nota di tenerezza nel pathos della narrazione.

Un ottimo voto a tutti gli attori, alcuni hanno recitato più ruoli. Impeccabile la dizione, buona la presenza scenica e immenso l’impegno. Ancora una volta, apprezzabile la durata della messa in scena, vista l’età media del pubblico.

Lo spettacolo sarà replicato prossimamente sempre a Roma.

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