
“Diplomazia” di Cyril Gely è la nuova produzione firmata Teatro dell’Elfo, LAC Lugano Arte e Cultura e Teatro Stabile di Catania, andata in scena al Teatro Sociale di Trento dal 16 al 19 dicembre 2021, con la regia di Elio De Capitani e Francesco Frongia.
Lo spettacolo è ambientato nell’estate 1944, in una Parigi occupata che, nella notte tra il 24 e 25 agosto rischiò di essere distrutta dai nazisti. La vicenda si ispira alla storia del generale Dietrich von Choltitz (Elio De Capitani) governatore militare tedesco che ha l’ordine di radere al suolo la città prima della ritirata tedesca. Nello spettacolo l’autore immagina un acceso dialogo tra il generale e il console svedese Raoul Nordling (Ferdinando Bruni) che vuole invece evitare la tragedia: in questo incontro si decisero le sorti della capitale francese.
Ispirato al film del 2014 “Diplomacy – Una notte per salvare Parigi” di Volker Schlöndorff, lo spettacolo è un esempio ben riuscito di come la storia possa essere raccontata anche dal teatro, e si concentra soprattutto sull’importanza della parola. Questo dialogo è interpretato magistralmente dai due protagonisti, maestri del palcoscenico italiano. Non meno interessanti le interpretazioni di tutto il cast, che vede in scena anche Michele Radice, Alessandro Frigerio e Simon Waldvogel.
Di grande impatto ed estremamente realistica la scenografia come anche i costumi, curati nei minimi dettagli: simbolica la scelta dell’abito bianco per Ferdinando Bruni. Efficaci anche le musiche per creare suspense e i giochi di luci per ricreare il giorno e la notte.
Il generale tedesco si trova ancora una volta nella sua vita militare a dover seguire degli ordini, senza porsi troppe domande: deve radere al suolo Parigi per dare un ultimo segnale di forza all’interno di un conflitto in cui i nazisti sanno di aver perso il loro potere. Von Choltitz, che inizialmente sembra convinto delle sue azioni, in realtà non ha molta scelta: la legge nazista prevede la punizione dei suoi familiari per reati nei confronti del Reich, se si rifiutasse di eseguire un ordine. È proprio Raoul Nordling con astuzia e maestria a dare voce ai dubbi del generale. Primo fra tutti la distruzione di numerose vite, circa 2 milioni di abitanti tra i quali anche bambini. Attraverso diversi espedienti come l’ironia, l’indignazione, la bellezza della città, la riflessione sulla propria coscienza, Nordling cercherà di convincere il generale a non macchiarsi di questo crimine: anche lui ha dei bambini piccoli, con che cuore potrà guardarli ancora? In più con questa azione il suo nome sarà per sempre associato a questa tragedia: come sarà visto dalle generazioni future?
Anche lo spettatore si pone queste domande immedesimandosi nei protagonisti. Le vere armi che hanno potere di cambiare le cose sono proprio le parole. La tensione psicologica si può percepire bene quando viene descritto dettagliatamente il piano di distruzione della città. Nordling fa leva anche sulle bellezze di Parigi che svanirebbero per sempre. Elio De Capitani interpreta perfettamente un soldato, ma prima di tutto un uomo angosciato dal pensiero di salvare la sua famiglia e i suoi soldati, sebbene consapevole delle conseguenze delle sue azioni. Salvare Parigi vorrebbe dire riscattarsi da tutte le altre città da lui distrutte.