Home Teatro Origliare un bisbiglio crea DIALOGHI RUBATI di Stefano Terrabuoni al Teatro Petrolini

Origliare un bisbiglio crea DIALOGHI RUBATI di Stefano Terrabuoni al Teatro Petrolini

Dal 17 gennaio al 2 febbraio 2020 a Roma per la regia di Luca Pennacchioni.

A chi non è capitato di origliare una telefonata o un discorso e aver creato di qui dei “dialoghi rubati” ed ecco in una scenografia tappezzata di giornali e notizie egli in nero ed ella in rosso portano sul palco alcune di queste situazioni. Ed eccola fedelissima presenza della letteratura dell’autore Stefano Terrabuoni, la Signora Levoni ha ordinato un parquet nuovo ed eccola la nostra bravissima Claudette Spedaliere contatta l’agente. L’incontro è al bar di fronte la farmacia, il legno è mogano, la stoffa è verde speranza, la citata signora a lavoro finito sarà soddisfatta a”morte”.

E se il protagonista Luca Pennacchioni, sempre in notevole in anticipo ad ogni appuntamento si presenta, ancora una volta prima del termine, per il passaggio al paradiso, si scontra contro un angelo, la nostra coprotagonista, che in napoletano strettissimo nonché esilarante, nulla può se non relegarlo per quattro anni in stand-by al mezzanino.

Grande il gioco di luci che permette alla nostra attrice di apparire ora in total-black ora in total-red a cura di Giulia Vertua, che ci porta al caso di egli, disperato e solo al ristorante che chiacchierando al cellulare, si vede servire tra un risposta e l’altra al telefono, un hamburger con patatine al sangue, indeciso su quale ponte farsi consigliare dalla cameriera per l’epilogo al suo desiderio di farla finita.

Ritmata la regia che ben miscela l’esuberanza di lei con il coscienzioso incedere di lui non senza brio, nella scene che si avvicendano sul palco. Ci imbattiamo in due lettori di gialli: si confrontano sui colpevoli di coincidenti letture fino all’individuazione dello sprovveduto reo confesso con il conseguente suo arresto in una circostanza allo stesso tempo paradossale, ma spiritosa.

E siamo in treno la telefonata per l’ingaggio teatrale, quella della mamma sempre preoccupata e trascurata, come per tutti i figli ,trovano nelle risposte di lei la vera essenza, che dissimula la privacy e l’orgoglio, nella voce di lui che ne rappresenta la coscienza.

“Ma dove ci siamo incontrati?….” dice lui. In palestra o al liceo? E tra una coincidenza e l’altra comunque inverosimili il culmine è “Piacere Gianni” e “…io sono Lavinia” e comunque ella attende il trasloco in via Pigafetta 45 ed egli l’idraulico al medesimo civico.

Bellissimo e vivace avvicendamento di duetti fino a scoprire dal racconto di quell’uomo in lacrime, incontrato in autobus alla Fermata Saragozza, che l’Aloise di cui trattasi è proprio lei la protagonista in persona, Ed ecco l’applauso che sgorga convinto in sala quando ella scrive FINE tra le notizie che costellano le quinte sul palco.

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