Specchi, cornici, tende, scale, uno scrittoio, gilets giallo, rosso, marrone, nero per Cyrano a stringhe sulla schiena e una giacca azzurra per il conte e comunque camicioni di grezzo tessuto in canapa, e stivaloni come la mise di spadaccini consiglia, questa la scena e un flashback aprono la piece. Mantello nero, cappuccio, tutto coperto, ormai sale la scala che accede al balcone di Rossana e conscio della sua fine glielo annuncia triste di essere stato sempre suggeritore ora di Cristiano, ora di Moliere, ma mai amato per quello che la sua anima sentiva in quanto persona e in quanto eccelso per via del suo naso. Questo è Cyrano de Bergerac di Rostand.
Il teatro è piccolo e pieno, la scena è in braccio agli spettatori, ma una grande palco non sarebbe da meno, gli attori sono davvero eccellenti e la regia a cura del medesimo protagonista ne esaltano di tutti il pregio e la valenza recitativa. Belli gli aspetti, ma non basta se l’arte che ne emerge, non la ingigantisse. Valerio Rosati interpreta Le Bret, sempre presente ed abile e fedele al suo Cyrano prodigo di attenzioni verso il suo padrone, si preoccupa del fatto che il nostro eroe si faccia tanti nemici, modera con suadente carisma le sue impetuose vivacità. Ed ecco di fisicità imponente, un gigante di presenza e bellezza Cristiano sa parlare con il corpo, ma non con le parole: di lui la bella Rossana, in shantung color rame, con emergenti dettagli in canapa, naturalmente ecrù, in scena è Virna Zorzan, bella e brava, è innamorato.
Non c’è speranza con questa escrescenza nella mia presenza riuscire a ottenere la sua avvenenza è il cruccio di Cyrano e al consiglio del Conte, interpretato da Lorenzo Luchetti ad assoldare un suggeritore, l’orgoglioso eroe è certo che l’occhio sicuro, e la parola affascinante siano sufficienti a un sicura vittoria. Difficile quando la concorrenza trova di fronte una bellezza evidente quella che giganteggia in Giampiero Botta. Questi a suon di oltraggi e provocazioni sul naso affronta l’abile poeta e spadaccino, ma l’arguzia del nostro eroe trasforma questo incitamento ad agone, del rivale, in amicizia. Cyrano sarà l’anima e Cristiano la voce di una amore che in questi ha valente resa, ma difficile presa in termini di eloquenza, quella che più conta per la bella Rossana, che il cugino e oratore tanto ama. Perché non cogliere il pretesto e lo strumento per manifestarlo e poi si vedrà.
E sì lo spazio di questa chicca che è il Teatro Stanze Segrete, è risicato ma il balcone c’è ecco “..cos’è un bacio? Un apostrofo rosa tra le parole t’amo….” alla bella e nobile fanciulla, porteranno al matrimonio tra ella e Cristiano celato e coccolato, con prode gesto d’amicizia e generosità, verso colui che è portavoce di un amore che è di altro animo: quello suo di Cyrano appunto. Tutto su suggerimento o a sua voce nel buio di una notte tra le foglie un bosco propizio al nobile sentimento.